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Carceri, ecco la mozione di sfiducia a Bonafede

Nel testo la vicenda Di Matteo, le rivolte dei detenuti e le scarcerazioni dei boss

(Fotogramma)
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07 maggio 2020 | 19.44
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E' in Senato la mozione di sfiducia del centrodestra nei confronti del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Il testo vede come prime firme quelle dei capigruppo di Lega, Fdi e Fi, rispettivamente Massimiliano Romeo, Luca Ciriani e Anna Maria Bernini.

Il centrodestra "visto l'articolo 94 della Costituzione e visto l'articolo 161 del Regolamento del Senato della Repubblica, esprime la propria sfiducia al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e lo impegna a rassegnare immediatamente le proprie dimissioni" .

Nel testo sono tre le questioni indicate per motivare la richiesta di sfiducia. In prima battuta la 'vicenda Di Matteo', poi la sanguinosa rivolta nelle carceri, con 14 vittime a inizio marzo, e le scarcerazioni di decine di detenuti, tra cui numerosi boss della criminalità, nelle scorse settimane, per misure legate all'emergenza coronavirus.

La mozione ricostruisce lo scontro Bonafede-Di Matteo, partendo dalle dichiarazioni del pm palermitano a 'Non è l'Arena' del 3 maggio 2020, sottolineando come "la decisione finale della nomina del capo del Dap è in capo al ministro della Giustizia; il ruolo di capo del Dap esige un alto profilo istituzionale, competenze in materia penitenziaria e una specifica capacità interlocutoria per il 41-bis".

Inoltre, si legge nella mozione che "i due ruoli, ovvero il ruolo di capo Dap e la Direzione generale affari penali, non sono equiparabili e che il ruolo di 'Direzione generale affari penali' non è assimilabile al 'ruolo che fu di Falcone', in quanto a quei tempi non c'erano i Dipartimenti e di conseguenza il ruolo della Direzione generale affari era centrale anche nella lotta contro la mafia".

"Il Ministro - scrivono Lega, Fdi e Fi - non può, per legge, disporre direttamente di questo secondo ruolo, essendo non solo già occupato al momento della proposta a Di Matteo, ma anche un incarico contrattuale soggetto a concorso obbligatorio".

Poi l'accusa: "La nomina a capo Dap del dottor Basentini, che non poteva vantare specifiche competenze ordinamentali in materia penitenziaria e antimafia, è stata una scelta del ministro Bonafede, di cui il Guardasigilli deve assumersi tutte le responsabilità".

Secondo tema della mozione le rivolte che "i primi di marzo sono scoppiate violentissime e apparentemente coordinate" negli istituti penitenziari italiani, ricordando come sia "serpeggiata l'idea che ad alimentare le rivolte fosse la criminalità organizzata".

"Secondo tale ricostruzione, le rivolte erano dunque finalizzate ad alimentare la discussione su indulti, amnistie e provvedimenti, che avrebbero potuto alleggerire il carcere anche per gli uomini della criminalità organizzata - spiega la mozione - . Il ministro Bonafede, viceversa, inizia ad avanzare ipotesi di interventi normativi volti incredibilmente ad accogliere le richieste dei rivoltosi, ma soprattutto ad accettare il principio, indimostrato e scientificamente falso, del nesso di causalità fra detenzione in carcere e contagio".

La mozione infine ricostruisce la vicenda che porta alla scarcerazione dei boss, al centro delle ultime polemiche. Per poi sostenere che "da parte del vertice del Dap, a fronte dell'emergenza sanitaria nazionale, non è stata messa a punto alcuna strategia per evitare prevedibili e già noti disordini e rivolte negli istituti penitenziari". E inoltre "non sono state predisposte, all'interno degli istituti, adeguate misure di prevenzione sanitaria e anti-contagio COVID-19 a tutela di detenuti, operatori e visitatori".

"Carenze e insufficienze del sistema che non potevano essere sconosciute al Ministro; a fronte di tutto questo, il Ministro in varie occasioni non si è mai assunto alcuna responsabilità". Dopo un riferimento alle dimissioni di Basentini, "nominato dal ministro Bonafede al ruolo di capo Dap al posto del dottor Di Matteo", si legge come il ministro "ha dimostrato in tutti questi eventi una scarsa conoscenza dell'attività e dell'organizzazione della macchina ministeriale, che dovrebbe dirigere".

E ancora "dimostra di non conoscere le norme, nominando nei giorni scorsi a vicecapo Dap un magistrato privo dei requisiti di anzianità previsti per legge". Con l'attacco finale: "Nella fase del Governo Conte II il ministro Bonafede si è contraddistinto per una molteplice serie di provvedimenti al limite della costituzionalità e, spesso, non rispettosi degli articoli 27 e 111 della Costituzione, utilizzando la decretazione d'urgenza".

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