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Camera, Lorenzo Fontana eletto presidente

L'esponente della Lega eletto alla quarta votazione, Pd e M5S non applaudono

Camera, Lorenzo Fontana eletto presidente
14 ottobre 2022 | 08.01
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Lorenzo Fontana, esponente della Lega, è stato eletto presidente della Camera. Il raggiungimento del quorum, nel corso della quarta votazione, è stato salutato dall'applauso della maggioranza. Dai banchi dell'opposizione, invece, niente applausi da Pd e M5S. Fontana ha ottenuto 222 voti: 77 per Maria Cecilia Guerra, 52 per Federico Cafiero de Raho, 22 per Matteo Richetti. Due voti dispersi, 11 schede nulle, 6 le bianche.

"Desidero rivolgere un vivo e autentico saluto al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, perno della Nazione e fondamentale garante della nostra Costituzione e custode dei suoi valori fondamentali", ha detto Fontana aprendo il suo discorso di insediamento. "Voglio dedicare un primo saluto al Pontefice Francesco, che rappresenta il riferimento spirituale della maggioranza dei cittadini italiani e promuove il rispetto dei più valori morali del mondo, a partire dal rispetto della dignità umana e dei diritti fondamentali umani e che sta svolgendo un'azione diplomatica a favore della pace senza eguali", ha proseguito.

Nel pomeriggio il capo dello Stato Sergio Mattarella, ha ricevuto al Quirinale il nuovo presidente della Camera Lorenzo Fontana.

CENTRODESTRA - "Faremo oggi il nostro presidente della Camera. Il nostro nome è Fontana", le parole di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia, prima della quarta votazione che si è rivelata decisiva. Sul nome di Fontana, il centrodestra si è presentato al voto compatto.

"Forza Italia voterà Lorenzo Fontana come Presidente della Camera dei deputati", ha assicurato infatti in un tweet Antonio Tajani, Coordinatore nazionale del partito. "Oggi votiamo Fontana, sulla scheda scriviamo Lorenzo Fontana, visto che ce ne sono diversi...", ha poi ribadito l'azzurro ai giornalisti. Quanto alle consultazioni al Quirinale, se il centrodestra andrà unito o meno, Tajani ha tagliato corto: "Ogni giorno ha la sua soluzione. Oggi votiamo Lorenzo Fontana e vediamo di eleggerlo subito. Oggi eleggiamo Fontana, per le consultazioni c'è tempo, vedremo...".

Subito dopo la riunione coi suoi, Matteo Salvini 'ha scortato' Fontana. Poi si è diretto in buvette per un caffè e ha incrociato Giancarlo Giorgetti. Insieme si sono avviato al bancone mentre il segretario ha scherzato: "Sta già preparando la legge di bilancio…".

PD VOTA GUERRA, TERZO POLO RICHETTI, M5S CAFIERO DE RAHO - Il Pd ha scritto il nome di Maria Cecilia Guerra sulla scheda per la elezione del presidente della Camera. Un nome, quello della sottosegretaria al Mef di bandiera, da offrire a tutte le opposizioni come scelta condivisa. La scelta è emersa dalla riunione del gruppo Pd.

"Orgoglioso di votare Maria Cecilia Guerra alla Presidenza della Camera. Una persona seria. Un messaggio chiaro alla destra che propone con La Russa e Fontana un’idea di Paese regressiva: i nostri valori non sono negoziabili", ha scritto quindi su Twitter il deputato e coordinatore di Articolo 1 Arturo Scotto.

"Voteremo Cecilia Guerra come candidata alla Presidenza della Camera. Lei ha una storia e una cultura politica diversa della nostra, ma oggi di fronte alla candidatura di Lorenzo Fontana, con la quale la destra impone di prepotenza una visione estrema e reazionaria sui diritti, scegliamo una donna libera e aperta sui diritti civili e le libertà di tutti e soprattutto delle donne", hanno dichiarato i deputati di +Europa Benedetto Della Vedova e Riccardo Magi, rispettivamente segretario e presidente del partito.

"Di fronte allo scenario che si sta delineando nel Paese con una destra che al Senato ha eletto un nostalgico del Ventennio e a Montecitorio propone un oltranzista contro i diritti delle donne e della comunità lgbt+, con controversi rapporti con la Russia di Putin, riteniamo che sia necessario dare un segnale della massima coesione delle opposizioni per dare inizio ad una nuova stagione di contrasto alla destra. Cecilia Guerra è una figura che può rappresentare degnamente le Istituzioni per le competenze e per il suo impegno politico al servizio del bene comune. Pertanto i deputati e le deputate dell’Alleanza Verdi Sinistra (che attualmente sono 10, avendo due parlamentari in malattia) la sosteranno", si legge in una nota.

Il Terzo Polo, Iv e Azione, ha scritto invece il nome di Matteo Richetti sulla scheda. Lo si apprende da fonti dei due partiti.

"Voteremo Cafiero De Raho", ha annunciato quindi il leader del M5S Giuseppe Conte, dopo aver riunito i deputati eletti nelle file del Movimento alla Camera. Il M5S ha deciso di non convergere dunque sul nome di Maria Cecilia Guerra, proposto dal Pd alle altre forze di opposizione.

FI E L'IPOTESI SEPARAZIONE AL COLLE - Già ieri il capogruppo uscente di Forza Italia alla Camera, Paolo Barelli, aveva spiegato che il partito avrebbe dato l'ok al leghista (''ritengo di sì''). Chi invece non nascondeva una vena polemica era il collega di partito Alessandro Cattaneo, papabile ministro, che spiegava: "Non è un problema di nomi. Noi non personalizziamo e non mettiamo veti, noi...''.

In casa Fi, del resto, pesa ancora il 'no' di Meloni all'upgrade governativo della fedelissima di Arcore Ronzulli, anche per un dicastero di fascia medio-bassa, tipo le Politiche Ue. E queste resistenze da parte di via della Scrofa su alcuni nomi indicati dal Cav avrebbero portato gli azzurri a valutare persino la possibilità di presentarsi separati alle consultazioni al Colle per la formazione del nuovo esecutivo. Un'ipotesi che però, raccontano, ha diviso Forza Italia, ormai ridotta a due correnti - i filo-ronzulliani e i parlamentari vicini ad Antonio Tajani. Un'opzione che certo non piace a Meloni, che interpellata in proposito stasera all'uscita di Montecitorio ieri ha tagliato corto così: ''Non lo so, ne parleremo nei prossimi giorni''. Più secca la Lega: “Sono prive di fondamento le notizie relative al centrodestra diviso alle consultazioni al Colle”.

IL VOTO DI IERI ALLA CAMERA - Nel primo voto le schede bianche sono state 369, 4 voti per il leghista Riccardo Molinari, 3 per Enrico Letta. Le schede nulle sono state 10. A vuoto anche la seconda votazione con 375 schede bianche. Una nuova 'fumata nera' alla terza votazione: 357 schede bianche. La seduta è stata quindi aggiornata.

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