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Rissa alla Camera, Donno: "Denuncio deputato Fratelli d'Italia che mi ha dato cazzotto"

Il deputato: "Il mio era un gesto tranquillo, simbolico, pacifico, ci sono le immagini. Poi è accaduto il finimondo, aggressione squadrista e violenza inaudita. Salvini e Meloni non hanno detto una parola"

La rissa alla Camera
La rissa alla Camera
13 giugno 2024 | 09.33
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"Denuncerò colui che mi ha dato un cazzotto sullo sterno, un deputato di Fratelli d'Italia di cui non faccio il nome però. Lo farò ai miei legali, che si occuperanno di querelare tutti i responsabili". Lo ha annunciato a Rai Radio1, ospite di Un Giorno da Pecora, il deputato M5S Leonardo Donno, protagonista, suo malgrado, della rissa di ieri alla Camera.

"Quello che è successo è vergognoso, mi hanno offeso in tutti i modi, sono stato preso a pugni, quando ero a terra ho ricevuto dei calci. Senza gli assistenti parlamentari cosa mi avrebbe fatto Iezzi", ha aggiunto il parlamentare intervistato da Giorgio Lauro e Geppi Cucciari. E dopo quello che è successo, incalza il parlamentare, "Salvini e Meloni non hanno detto una parola per prendere le distanze da quanto accaduto, le persone che hanno dato vita alla rissa sono pericolose, non possono stare in Parlamento".

"Il mio era un gesto tranquillo, simbolico, pacifico, ci sono le immagini. Poi è accaduto il finimondo. Non è stata una rissa, che prevede più persone che si picchiano - ha chiarito Donno ai microfoni di Agorà -, c'è stata una aggressione squadrista da più deputati di destra che hanno provato in tutti i modi a raggiungermi, lo hanno fatto con calci e pugni".

"Io sono stato colpito allo sterno. Poi sono crollato per questo. Ovviamente so benissimo chi mi ha colpito. Ho rivisto anche le immagini per accertare il tutto", ha spiegato ancora.

Tricolore, Bella Ciao, rissa e Var: cosa è successo ieri a Montecitorio

A Montecitorio ieri è successo di tutto, in quella che può senza dubbio essere considerata la giornata più tesa da quando è iniziata la legislatura. Alla Camera si discute il disegno di legge sull'autonomia, fortemente voluto dalla Lega e dal suo ministro Roberto Calderoli (presente in Aula durante i lavori) e avversato con la medesima intensità dalle opposizioni. Le avvisaglie sul fatto che non sarebbe stata una seduta come le altre si erano avute già nel pomeriggio durante la commemorazione di Silvio Berlusconi a un anno dalla scomparsa, con Forza Italia adirata per il duro discorso di Riccardo Ricciardi (M5S) al punto da abbandonare l'Aula. Ma è durante il dibattito sull ddl Calderoli che si scatena la bagarre.

I deputati dell'opposizione, da Pd a M5S e Avs, si alzano dai banchi e iniziano a sventolare bandiere tricolore, intonando l'Inno di Mameli come atto di protesta contro l'autonomia differenziata: "Difendiamo l'unità del nostro Paese". "Un bel momento di patriottismo, grazie", commenta ironicamente il presidente leghista della Camera, Lorenzo Fontana. Ma oltre all'inno italiano, dagli scranni del Pd parte un altro coro: è 'Bella ciao', la canzone dei partigiani (VIDEO). Il deputato della Lega Domenico Furgiuele non ci sta e con le braccia disegna una 'X' imitando il generale Vannacci nello spot per le europee ormai divenuto celebre. In Aula scoppia il parapiglia. "Ha fatto il simbolo della X Mas!", la denuncia che arriva dal Pd. Furgiuele viene espulso dall'Aula e Fontana annuncia un'istruttoria con i questori per fare luce sul caso. "Ma quale X Mas, il mio era solo un 'no' a Bella ciao... Come a X Factor", si giustifica Furgiuele parlando con i cronisti in Transatlantico.

L'esponente calabrese del Carroccio non fa nemmeno in tempo a finire di parlare che dall'emiciclo giungono nuove urla. "Che succede?", "Hanno espulso Donno dei 5 Stelle", le voci che si rincorrono nel corridoio dei passi perduti. Medici e operatori sanitari fanno il loro ingresso in Aula: si vede anche una barella e una carrozzina, sulla quale uscirà, dopo pochi minuti, Leonardo Donno con la faccia stravolta, condotto in infermeria dai camici bianchi. Il deputato di Avs Marco Grimaldi si avvicina ai giornalisti e racconta la sua versione dei fatti: "Un deputato della Lega gli ha dato due pugni in testa". Le primissime indiscrezioni parlano di un coinvolgimento nella rissa del deputato della Lega Igori Iezzi; viene fatto anche il nome dell'esponente di Fratelli d'Italia Federico Mollicone. "E' squadrismo", attaccano all'unisono Pd, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi Sinistra.

Intanto iniziano a circolare nelle chat dei parlamentari i primi video della rissa. Nelle immagini si vede Donno avvicinarsi a Calderoli con il tricolore: il ministro non gradisce l'omaggio e prima che il deputato M5S possa portare a termine la 'consegna' intervengono i commessi, pronti a braccare Donno. Scoppia la bagarre, attorno a Donno si crea la ressa nella quale spuntano, tra gli altri, Federico Mollicone e Gimmi Cangiano di Fratelli d'Italia, ma anche Stefano Candiani e Igor Iezzi della Lega (quest'ultimo proverà a colpire Donno più volte, come si vede nitidamente dai video). A un certo punto Donno cade per terra "come corpo morto cade", direbbe il Poeta.

Più tardi il parlamentare grillino denuncia di aver ricevuto "un pugno fortissimo allo sterno" così forte da perdere il respiro. Dopo "7-8 elettrocardiogrammi" e un antidolorifico, Donno ritorna in Transatlantico e fa i nomi dei quattro parlamentari che lo avrebbero picchiato: Iezzi e Candiani della Lega, Cangiano e Amich di Fratelli d'Italia. "Ho il referto, denuncerò chi mi ha aggredito. Questi squadristi non devono entrare più in Parlamento", giura il pentastellato, che incassa la solidarietà del leader Giuseppe Conte ("non passeranno"), mentre la segretaria del Pd Elly Schlein parla di "fatti gravissimi" ed evoca nientemeno che il delitto Matteotti, di cui ricorre il centenario. Nella rissa - dove solo volate parolacce, spintoni e cazzotti - a farne le spese è anche un assistente parlamentare, colpito al volto e portato a braccio in infermeria.

Nel frattempo il Transatlantico della Camera si trasforma in una enorme sala 'var': i deputati in capannello visionano le immagini della rissa sui loro cellulari, commentando a mezza bocca quanto accaduto. Il responso della 'moviola' per i parlamentari del centrodestra è chiaro: simulazione grillina. "Donno si è buttato a terra e ha fatto una sceneggiata", accusa Mollicone di Fdi, puntando il dito contro il "gesto irrispettoso e oltraggioso di Donno" nei confronti di Calderoli. Il capogruppo della Lega Riccardo Molinari derubrica tutto a "dinamiche parlamentari".

Poco dopo, in una nota, il partito di Matteo Salvini prova a fare chiarezza: "E' il deputato Donno del M5S ad aver aggredito il ministro Calderoli. Il parapiglia generatosi è la conseguenza del comportamento fortemente provocatorio del deputato Donno. Il video dimostra come si sono svolti realmente i fatti". Tutte le persone chiamate in causa da Donno respingono con forza le accuse: "Una sceneggiata, non l'ho colpito" (Iezzi), "Mi sono avvicinato solo per riprendere la bandiera, ero lontano da Donno" (Cangiano), "Sono intervenuto nel parapiglia per sedare" (Amich), "Donno fa la vittima quando invece è l'istigatore, vergogna" (Candiani).

Per qualche minuto torna la quiete alla Camera e i lavori riprendono. Ma l'illusione di assistere a un dibattito normale dura poco. "Stefano Bertacco, presente...", dice al termine del suo intervento il deputato di Fratelli d'Italia Marco Padovani rendendo omaggio all'ex senatore di Fdi Stefano Bertacco scomparso nel 2020. "Il richiamo al 'presente'? Ma come si fa...", gridano increduli quelli del Pd. Ed è subito bagarre, ancora una volta. Il dem Nico Stumpo viene espulso dal presidente di turno, Sergio Costa, per aver lanciato una sedia. Fabio Petrella di Fdi denuncia di aver ricevuto due "stampellate" sul petto da Toni Ricciardi (Pd).

La seduta è tolta, non ci sono più le condizioni per proseguire. Dalla Presidenza della Camera vengono acquisiti i filmati della rissa "per accertare nella loro interezza i fatti e adottare ulteriori provvedimenti". All'uscita dall'emiciclo Tommaso Foti, capogruppo di Fdi, accusa apertamente Pd e M5S di voler rovinare il G7 di Meloni e guardando Schlein - seduta su uno dei divanetti in Transatlantico - fa un gesto eloquente con la mano: così non si fa. Cala il sipario sul fight club Montecitorio. Ma c'è chi giura che è solo il primo round.

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