In aula alla Camera il premier risponde alle obiezioni di parte dell’opposizione. Tajani: “Informeremo sempre il Copasir”
L’invio delle armi all’Ucraina continua ad alimentare il dibattito parlamentare. Il premier Giorgia Meloni, intervenendo in aula alla Camera, torna a spiegare perché Roma continua a sostenere militarmente Kiev.
"In questo quadro voglio dire con franchezza, che io considero puerile la propaganda di chi racconta che l’Italia starebbe spendendo soldi per mandare armamenti in Ucraina, sottraendoli di fatto alle tante necessità dei nostri concittadini. Questo è falso e in quest’aula lo sappiamo tutti. L’Italia sta inviando all’Ucraina materiali e componenti già in suo possesso, che, per fortuna, noi non abbiamo necessità di utilizzare, e che inviamo agli ucraini anche per prevenire la possibilità di doverli un giorno utilizzare noi, perché noi inviamo armi all’Ucraina anche per poter tenere la guerra lontana dal resto d’Europa e da casa nostra. E dunque raccontare agli italiani che se non fornissimo le armi all’Ucraina, si potrebbero aumentare le pensioni o si potrebbero tagliare le tasse è una menzogna, che intendo chiamare con il suo nome".
Intanto, a Bruxelles, è stata presa quella che l’Alto Rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, ha definito “una decisione storica”. I 27 governi dell’Ue hanno raggiunto un accordo politico per consegnare all’Ucraina nei prossimi dodici mesi un milione di munizioni di armi per difendersi dall’aggressione della Russia, cominciata il 24 febbraio di un anno fa. Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, spiega come intende il Governo proseguire nel necessario confronto con il Parlamento.
"Il problema è di fare in fretta, produrre in fretta e consegnare in fretta le munizioni all'Ucraina. Il Governo italiano ha l’autorizzazione del Parlamento di inviare materiale militare fino alla fine dell'anno e, qualora si dovesse decidere di inviare altro materiale militare, verrà informato il Parlamento attraverso il Copasir".
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