''Nonostante le vischiosità di attuazione (del Pnrr ndr), e pur alla luce delle incertezze dello scenario di riferimento, la stima di consenso conferma come il Piano resta determinante"
''Nel quadriennio 2023-2026 due terzi del tasso di crescita medio annuo prefigurato nel Def sono ascrivibili al Piano nazionale di ripresa e resilienza (1,2%, a fronte dello 0,4% in assenza di Pnrr''. Lo scrive la Corte dei Conti nel Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica 2023.
''Nonostante le vischiosità di attuazione (del Pnrr ndr), e pur alla luce delle incertezze dello scenario di riferimento, la stima di consenso conferma come il Piano resta determinante ai fini del quadro macroeconomico; ciò, naturalmente, a condizione che il profilo di spesa posto alla base della simulazione venga rispettato''.
''Malgrado i mutamenti di quadro macroeconomico intervenuti dal 2021 sul versante dell’aumento dei prezzi e della conseguente riduzione del valore reale della spesa, che hanno inciso sulle stime ufficiali di crescita, un aspetto che -secondo la Corte- non è stato adeguatamente considerato nel dibattito pubblico è il fatto che, nonostante la revisione delle stime dell’impatto del Piano sul livello del prodotto, sono tuttora molto forti, in termini di velocità, gli effetti di cui il Pnrr è accreditato in termini di variazione del Pil.