Per la prossima primavera estate il direttore creativo del marchio del gruppo Aeffe, Adrian Appiolaza, presenta la sua seconda prova dedicata alla donna tra ironia e archivio
La borsetta teiera o a forma di flacone di detersivo, le lunghissime lenzuola bianche ora abiti da sera, il chiodo che si allunga e si ricopre di frange, la t-shirt Popeye con tanto di pipa o la penna-ciondolo portata al collo. È un vestito ma sembra un trench. La camicia? Si allaccia sulle vita mentre l’abito che sembra slacciato sulla schiena in realtà rivela un altro strato di tessuto. Benvenuti nell’universo Moschino, dove ogni oggetto del quotidiano viene trasformato in qualcosa di unico e straordinario. “È una collezione molto Moschino - dice il direttore creativo Adrian Appiolaza, alla sua seconda prova dedicata al womenswear -. Franco era maniacale, lo sono anche io e c’è qualcosa di ossessivo anche in questi oggetti portati in collezione”. Come le décolleté ricoperte di micro post-it o ricoperte di borchie maxi. Tic e manie del quotidiano che si trasformano in irrinunciabili oggetti del desiderio. Ad accogliere gli ospiti negli spazi di via Ventura, a Milano, tante lenzuola bianche stese su lunghi fili.
I capi sartoriali vengono ridimensionati e decostruiti, i classici tubini neri si fondono con vestaglie in seta stampata, la tappezzeria diventa un lussuoso capospalla, i lacci delle scarpe si accumulano in un parka o su un vestitino di maglia: gli abiti drappeggiati da lenzuola diventano un foglio bianco per la creazione, decorato con disegni a penna biro. “È la storia di Moschino e anche una continuazione della mia scorsa collezione” sottolinea lo stilista, che è partito da un’immagine del fondatore del brand, Franco, con delle lenzuola stese su un manichino. “L’idea era rendere l’ordinario straordinario - prosegue lo stilista argentino - è una dimostrazione di come delle umili lenzuola possano diventare un abito da sera”.
Senza perdere un briciolo dell’ironia che da sempre distingue il marchio del gruppo Aeffe, il creativo attinge al Dna del brand e omaggia la libertà giovanile, come i disegni con i gessetti, originariamente creati da Franco Moschino quando era bambino, e riprodotti come graffiti su completi in cotone nero. L’atto creativo diventa una forma di decorazione nei tappi di biro che pendono come orecchini, o nei berretti ricoperti di bottoni da sarto.
“C’è un’idea di giovinezza centrale nella stagione - ammette lo stilista - abbiamo guardato all’infanzia di Franco, e abbiamo voluto ricrearla. Quando penso alla mia adolescenza vedo la connessione con la moda, attraverso riviste come I-D e figure come l’artista Judie Blame”. Non a caso Moschino collabora per questa collezione con Terry Jones, fondatore dell’iconica rivista, in una serie di grafiche e di giochi di parole ironici ispirati a quelli di Franco Moschino: come ‘Think Twice, Wear and Care, What’s Up, che ricorrono nei lunghi abiti con le frange o nei completi sartoriali.
Immancabile l’iconografia di Moschino: lo Smiley, la cintura logo, Braccio di Ferro e Olivia. E poi il mitico tubino dress “un omaggio all’eleganza italiana con la quale Franco ha giocato molto” ricorda Appiolaza, sul quale campeggia, ironicamente, la scritta ‘Tubino or not tubino’. (di Federica Mochi)