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Moda: Fuksas, disegnare borse? Lo farei solo per Armani

Per l'architetto romano, che ha collaborato in passato con lo stilista, "moda e architettura sono la stessa cosa, fanno parte dello stesso emisfero", anzi "un architetto che non guarda la moda e uno stilista che non dà uno sguardo, anche trasversale, all'architettura compiono un atto di evirazione"

Massimiliano Fuksas (Foto Infophoto) - INFOPHOTO
Massimiliano Fuksas (Foto Infophoto) - INFOPHOTO
13 maggio 2015 | 14.36
LETTURA: 5 minuti

"Stiamo facendo molti progetti in questo momento, anche per la moda, ma non posso ancora parlarne, sicuramente non è la prima volta che gli stilisti chiedono a me e Doriana di collaborare, soprattutto dopo l'esperienza con Giorgio Armani, che è un grande amico di mia moglie". Parla così all'Adnkronos l'archistar Massimiliano Fuksas sul suo rapporto con il mondo della moda, sottolineando però che "Armani non mi chiederebbe mai di disegnare una borsa o una scarpa, perché vuole fare tutto da solo, e so che non mi permetterebbe mai di farlo. Ma se me lo chiedesse lo farei con grande piacere perché siamo molto amici. Sia io che Doriana siamo molto legati alla sua sensibilità".

Se è vero che 'la moda è come l'architettura, è una questione di proporzioni', come amava ripetere Coco Chanel, lo stesso può dirsi della relazione di Fuksas con il mondo del fashion. E' di lunga data, infatti la relazione tra Giorgio Armani e i Fuksas. Nel 2000, gli architetti realizzarono per lo stilista piacentino l''Armani Chater House' a Hong Kong, seguiti dall''Armani Ginza Tower' a Tokyo e il flagship store sulla Fifth Avenue a New York. Delle collaborazioni iconiche, come il fiocco rosso nell'Emporio Armani a Chater Road, e la famosa scala bianca a forma di vortice che colpisce i clienti appena varcano la soglia del negozio newyorkese.

"Con Armani è stata un'esperienza straordinaria, credo che rispetto agli altri stilisti sia differente, lui è un'inusuale sintesi tra creatore e perfetto manager -afferma l'architetto- a differenza di tutti gli altri è sia autore sia proprietario di tutto il 'Regno Armani', cosa particolarmente significativa oggi. Valentino, che amo molto, ha invece venduto tutto alla famiglia Al Tahani del Qatar, e lo stesso discorso vale per Prada, che da quando è entrata in borsa a Hong Kong ha perso parte dei ricavati".

'Ormai il made in Italy appartiene ad altri paesi'

"Si può dire così anche per la maison Dior, non c'è più un signor Dior ma Bernard Arnault -continua Fuksas- anche Cavalli ha ceduto le redini dell'azienda come altri marchi italiani. Ormai il made in Italy intero non c'è più, appartiene ad altri paesi. Armani invece continua ancora a essere arbitro e artefice della sua fortuna. A 80 anni, è la perfetta sintesi tra le capacità tecniche di amministrazione e la sua voglia di creazione, che è impressionante".

Quanto alle sue ipotetiche collaborazioni per progettare o disegnare accessori di moda per altri brand, Fuksas non usa mezzi termini: "Gli stilisti non osano chiedermelo -dice in tono scherzoso- del resto, la cosa più piccola che ho fatto è stato un aeroporto in Cina. Alcuni stilisti ci hanno proposto soprattutto di realizzare dei modelli di scarpe, dei disegni, cosa che piacerebbe moltissimo a Doriana".

I progetti dei Fuksas con Armani si sono rivelati nel tempo un vero successo, diventando rappresentativi di un equilibrio armonico tra moda e architettura: "L'Armani Ginza Tower è ancora in buono stato con ottima cucina e chef -dice Fuksas- e lo stesso discorso vale per il flagship sulla Fifth Avenue".

'Un architetto che non guarda la moda e uno stilista che non fa lo stesso con l'architettura compiono evirazione'

"Anche l'iconico nastro rosso dell'Armani Chater House -prosegue Fuksas- ha avuto un grande successo; tutti pensavano che Armani lo avrebbe rifiutato e che fosse troppo innovativo per lui, invece è rimasto entusiasta e ha saputo capirlo".

Sul solido legame tra moda e architettura, l'architetto romano è categorico: "Moda e architettura sono la stessa cosa, fanno parte dello stesso emisfero, che è quello dell'arte e dove c'è tutto -chiosa l'architetto- il fashion, il lavoro degli artisti, le installazioni, l'architettura, fa tutto parte di un mondo di creazione e immaginazione. Un architetto che non guarda la moda e uno stilista che non dà uno sguardo, anche trasversale, all'architettura compiono un atto di evirazione".

"Entrambe le discipline provengono dallo stesso luogo, che è la creazione, tra oggetti molto piccoli e cose molto grandi, io non vedo differenze tra moda e architettura. Ad esempio, subito dopo la Fiera di Milano, abbiamo progettato l'Armani Chater House, nella Chater Road di Hong Kong, dove ci sono i più grandi brand della moda. Ecco, credo che passare dal molto piccolo al molto grande, e viceversa, sia un esercizio che dovrebbero fare tutti i creatori" conclude Fusksas.

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