L'intervista alla ceo e co-founder della startup torinese che ha vinto l'ottava edizione della maratona digitale
"Novis Games è la prima startup che permette a ciechi e ipovedenti di giocare ai videogiochi, abbiamo sviluppato una tecnologia che si integra nei videogiochi esistenti e crea una modalità accessibile usando suoni, vibrazioni e altre funzionalità per potere giocare allo stesso videogioco senza guardarlo. In sostanza noi forniamo un tool, un software, agli sviluppatori che gli permette di andare a creare una versione alternativa del videogioco, inserendo dei suoni, delle vibrazioni, delle scritte lette da una sintesi vocale, che dà quindi la possibilità di leggere quello che avviene a schermo, e permette alla persona cieca o ipovedente di navigare lo spazio virtuale senza guardarlo". Così Arianna Ortelli, ceo e co-founder di Novis Games, a margine della vittoria da parte della startup torinese del Premio Digithon 2023 a Bisceglie.
"Grazie a questo vocabolario di suoni -spiega- ciechi e ipovedenti sono in grado di capire il significato degli oggetti intorno oltre che la distanza e come interagirci", sottolinea.
E non manca l'emozione per la vittoria del Premio. "Speravo di vincere Digithon ma non ne ero sicura perchè comunque in questi giorni ho conosciuto tante start up molto interessanti, tutte diverse, altro fattore a mio avviso molto positivo, e quindi la vittoria non era affatto scontata. Mi ha sorpreso e sono molto affezionata e felice", aggiunge.
"Questo premio ha un grossissimo significato per quanto riguarda la possibilità di dimostrare anche alle altre persone che molto spesso la sostenibilità è un motore, un acceleratore per l'innovazione e la crescita e questa è la cosa di cui vado più orgogliosa, di potere dimostrare che un business sostenibile tiene conto non solo dell'impatto economico ma anche di quello sociale", sottolinea ancora.
Ma Digithon è anche luogo di connessioni. "E' stata un'occasione bellissima per conoscere moltissime start up nuove, si sono create delle bellissime connessioni e credo che la parte più bella non siano solo i giorni che abbiamo vissuto qui, ma quello che può avvenire contaminandosi a vicenda e ascoltando le prospettive di ragazzi molto giovani che hanno preso parte all'evento", conclude.