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Infortuni, Rinaldi (Glickon): "Con Ia al servizio di imprese e sicurezza sul lavoro"

L'intervista al chief marketing officer

Carlo Rinaldi, chief marketing officer di Glickon
Carlo Rinaldi, chief marketing officer di Glickon
20 settembre 2023 | 17.55
LETTURA: 2 minuti

I dati e l'intelligenza artificiale possono aiutare a migliorare la gestione del talento nelle aziende e influire positivamente sulla sicurezza sul lavoro. Ne è convinto Carlo Rinaldi, chief marketing officer di Glickon, realtà distintiva in Italia che opera nel mondo dell’hr tech con servizi saas di talent attraction, talent intelligence e talent management.

"Glickon -racconta Rinaldi- nasce per rendere il talento all'interno delle organizzazioni gestibile e distinguibile, attraverso il potere dei dati, e l'intelligenza artificiale è una tra le tecnologie che noi utilizziamo a livello computazionale per andare a leggere il livello formativo e informativo dell'organizzazione", aggiunge.

"Dico formativo e informativo perché noi iniziamo attraverso dati che possono essere richiesti in modo attivo o dati che possono essere recuperati dalle abitudini lavorative ad analizzare il sentiment interno all'azienda, in pratica 'come va' a livello di determinate tematiche che possono essere il coinvolgimento, i carichi di lavoro, e altro", spiega ancora.

Secondo Rinaldi, "quando si parla di sicurezza si parla anche di sicurezza psicologica e cioè la capacità di sentirsi al sicuro e di potersi esprimere. Se parliamo di sicurezza sul lavoro c'è anche questo tema, non ci sono solo i cantieri. Lì naturalmente c'è in gioco la vita fisica, qui c'è un rischio invece di burnout, del fatto che una persona si senta esclusa dall'organizzazione".

"Quindi come ci aiuta la tecnologia, l'intelligenza artificiale? Ci aiuta -spiega Rinaldi- identificando dei cluster identificando quelli che sono i nodi che sono molto 'intensi', collegati e i nodi che sono invece isolati. Quindi persone che sono più centrali e persone che sono più isolate. Questo è molto importante perché se si va a vedere con un dato che anche fa riferimento al passato si riesce a costruire quello che appunto è un dato predittivo".

"Cioè -aggiunge ancora- andare a predire che quelle persone che sono importanti perché molto coinvolte possano 'rompere', 'spaccare' l'organizzazione, perché nonostante siano coinvolte non sono centrali. Oppure al contrario possono essere centrali e poco coinvolte. Anche questo 'spacca' perché se ne vanno persone centrali che non sono coinvolte ma 'tengono' insieme dei fili dell'organizzazione", conclude.

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