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Fase 2: Consulenti lavoro, serve scudo penale per aziende su protocollo sicurezza

La richiesta dei professionisti per le quelle imprese che applicano diligentemente il protocollo

Rosario De Luca, presidente di Fondazione studi dei consulenti del lavoro
Rosario De Luca, presidente di Fondazione studi dei consulenti del lavoro
07 maggio 2020 | 19.18
LETTURA: 2 minuti

Introdurre uno scudo per le responsabilità penali dei datori di lavoro che abbiano diligentemente posto in essere tutte le misure necessarie per contrastare e contenere la diffusione del Covid-19 nei luoghi di lavoro dettate dai protocolli di sicurezza del 14 marzo e 24 aprile 2020. Ne sono convinti i consulenti del Lavoro che, nel corso della trasmissione di oggi di 'Diciottominuti- uno sguardo sull’attualità', in onda sul sito e sulle pagine social di Categoria, hanno sottoposto la questione al direttore generale Inail, Giuseppe Lucibello.

Secondo i consulenti del lavoro, "L’equiparazione fatta dall’articolo 42 del D.L. n. 18/2020 tra infortunio sul lavoro e contagio da Covid-19, meritevole di ricevere la copertura assicurativa Inail, potrebbe condurre a sanzionare l’imprenditore sul piano penale per i reati di lesioni ai sensi dell’art. 590 c.p. e omicidio colposo ai sensi dell’art. 589 c.p. nel caso di decesso, di omicidio per colpa grave. La responsabilità penale ricadrebbe sul datore anche qualora non sia oggettiva. Nonostante la circolare n. 13/2020 dell’Inail abbia recepito quanto disposto dal “Cura Italia”, restano ancora molti punti critici", spiega ancora la nota.

"Tra questi, la verifica -spiegano i consulenti del lavoro- che il contagio sia effettivamente avvenuto in occasione di lavoro, considerando che il lungo periodo di incubazione del virus non permette di avere certezza sul luogo e sulla causa del contagio. Così come di escludere con sufficiente certezza l’esistenza di altre cause di contagio. Senza poi contare i casi dei soggetti asintomatici. Necessario, dunque, introdurre una norma che escluda la responsabilità del datore di lavoro, titolare di una posizione di garanzia nei confronti dei prestatori di lavoro, qualora lo stesso abbia dotato i propri dipendenti di protezioni individuali, mantenuto i luoghi di lavoro sanificati, vigilato sulle distanze interpersonali e assicurato il contingentamento, così come previsto dalla normativa nazionale", continuano i consulenti del lavoro.

Per la categoria "è necessario prevedere delle garanzie certe per tutti gli imprenditori, già pesantemente colpiti in termini economici da questa emergenza sanitaria, che nella fase di riapertura si sono ritrovati a sostenere un costo elevatissimo in termini di messa in sicurezza di lavoratori e luoghi di lavoro. Milioni di imprese rischiano di non reggere i costi che potrebbero anche derivare da eventuali sanzioni correlate all'inosservanza delle misure anti-contagio".

Introdurre una sorta di scudo penale per le imprese diligenti "non sembra una scelta irragionevole" anche al direttore generale dell’Inail Lucibello il quale, nel corso della trasmissione, ha dichiarato che certamente non potrà essere l’Inail a proporlo, ma che “l’Istituto sarà a disposizione del decisore politico per suffragare una scelta del genere”.

Sull’argomento è stato pubblicato l’approfondimento del 07/05/2020 della Fondazione studi Consulenti del Lavoro, in allegato, che affronta il tema del 'Contrasto alla diffusione del Covid-19 nei luoghi di lavoro. I possibili effetti penali per inosservanza delle normative da parte dell’imprenditore'

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