La quota di occupati a tempo determinato, dopo aver raggiunto il picco storico del 17% nel 2018, sta gradualmente scendendo e nel primo trimestre 2019 si è attestata 15,9%. Verosimilmente l’effetto della normativa del 'decreto Dignità' non ha indotto una riduzione dei contratti a tempo indeterminato e delle trasformazioni da tempo determinato a indeterminato, come previsto da alcuni. E' quanto ha sostenuto il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, nel corso della sua relazione annuale, in occasione della presentazione del Rapporto annuale dell'Istituto alla Camera dei Deputati.
Secondo i dati dell’Osservatorio sul Precariato, ha continuato Tridico, "nel 2018 la performance del tempo indeterminato in termini di flussi è stata positiva: le assunzioni sono aumentate del 10%, le trasformazioni del 59%, con un saldo assunzioni-cessazioni a fine anno molto positivo (+190.000), ancor più se confrontato con quello del 2017 (-149.000). Inoltre, soprattutto dopo l’entrata in vigore del 'decreto Dignità', la dinamica è accelerata, nei primi mesi del 2019".
"Simmetricamente, per i rapporti di lavoro a termine, nel 2018 si assiste a una frenata rispetto al 2017 (assunzioni a tempo determinato +7%, somministrato +1%), nel primo trimestre 2019 si registra addirittura -ha sottolineato Tridico- a una prima inversione di tendenza (tempo determinato -6%, somministrato - 34%). Inoltre, se si confronta il primo trimestre del 2019 rispetto al primo del 2018 le assunzioni a termine si riducono di -48.000 unità, a fronte di un aumento delle assunzioni a tempo indeterminato di +52.000 (un aumento del 15%) e delle stabilizzazioni di contratti a termine di +98.000 (un aumento del 78%). La riduzione registrata nelle assunzioni a tempo determinato non ha quindi indotto un aumento del tasso di disoccupazione, quanto piuttosto una diminuzione del lavoro a termine", ha sottolineato Tridico.
E Tridico continuando ha aggiunto che "nelle sedi in cui è stato chiamato a formulare le valutazioni di natura tecnica, l'Istituto ha costantemente rappresentato come ogni intervento normativo in materia di salario minimo debba essere necessariamente caratterizzato da un requisito fondamentale, che è quello della semplicità e della verificabilità".
Secondo Tridico, "considerata la numerosità dei contratti collettivi e la forte articolazione dei sistemi di remunerazione economica, l'efficacia di ogni intervento normativo dipende in larga misura dalla chiarezza e semplicità dell'attuazione".
Per Tridico, "a questo fine già all'interno della proposta normativa sarebbe pertanto opportuno identificare le componenti necessarie al processo di monitoraggio e controllo, oltre alla verifica che i dati disponibili presso le istituzioni pubbliche siano arricchiti e aggiornati per strutturare un piano credibile di monitoraggio e vigilanza".