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Previdenza: Covip, patrimonio forme complementari 151 mld, +7,8%

Previdenza: Covip, patrimonio forme complementari 151 mld, +7,8%
08 giugno 2017 | 13.40
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A fine 2016, il patrimonio delle forme pensionistiche complementari ha superato i 151 miliardi di euro, in aumento del 7,8% rispetto al 2015. Rappresenta il 9% del Pil e il 3,6% delle attività finanziarie delle famiglie italiane. I contributi raccolti nell’anno ammontano a 14,2 miliardi di euro, di cui il 75% confluisce nelle forme previdenziali di nuova istituzione. E' quanto emerge dall'annuale relazione sull'attività della Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione) presentata oggi dal presidente della Commissione, Mario Padula, alla Camera dei deputati.

E secondo i dati della Covip i l flusso dei contributi destinato ai fondi pensione aperti e ai Pip (Piani individuali pensionistici) è cresciuto dell’11%. Minore è invece l’incremento nei fondi negoziali, pari al 3,4%. Il flusso di Tfr versato ai fondi pensione, pari a 5,7 miliardi di euro, costituisce il 40% circa dei flussi contributivi destinati alla previdenza complementare. Secondo i dati Covip, "rimane diffuso il fenomeno delle interruzioni contributive soprattutto fra i fondi aperti e i Pip: nel 2016 ha interessato quasi 2 milioni di iscritti, prevalentemente lavoratori autonomi". L’ammontare delle prestazioni nel corso del 2016 è stato pari a 6,9 miliardi di euro, sostanzialmente analogo all’anno precedente: 2 miliardi sono stati erogati in forma capitale e circa 700 milioni in rendita. Le altre voci di uscita della gestione previdenziale riguardano i riscatti per 1,6 miliardi di euro e le anticipazioni, che si sono attestate a 2 miliardi di euro, sostanzialmente come lo scorso anno.

A fronte di un andamento positivo dei titoli azionari e obbligazionari nei principali mercati mondiali, nel 2016, spiega la Covip, i risultati delle forme pensionistiche complementari sono stati positivi per tutte le tipologie di forma e di comparto. I rendimenti medi, al netto dei costi di gestione e della fiscalità, si sono attestati al 2,7% nei fondi negoziali e al 2,2% nei fondi aperti; per i Pip 'nuovi' di ramo III, il rendimento medio è stato del 3,6%; le gestioni separate di ramo I hanno reso il 2,1%. Nello stesso periodo il Tfr si è rivalutato, al netto delle tasse, dell’1,5%.

Su un periodo di osservazione più ampio (2008-2016), comprensivo delle fasi di turbolenza dei mercati finanziari, il rendimento netto medio annuo dei fondi pensione negoziali è stato del 3,4%, quello dei fondi aperti del 2,9%; nei Pip è stato del 3% per le gestioni di ramo I e del 2,2% per le gestioni di ramo III. La rivalutazione del Tfr è stata del 2,2%. Rispetto ai costi, i Pip sono i prodotti più onerosi: su un orizzonte temporale di dieci anni l’Isc (indicatore sintetico dei costi) è in media del 2,2%; nei fondi pensione negoziali è dello 0,4% mentre nei fondi pensione aperti dell’1,3%.

L’allocazione del patrimonio della previdenza complementare, emerge dai dati Covip, è rimasta sostanzialmente stabile rispetto allo scorso anno. Il 61% è investito in titoli di debito, per i tre quarti costituiti da titoli di Stato. Il 16,3% è costituito da titoli di capitale e il 13,5% da Oicp. Gli investimenti immobiliari, in forma diretta e indiretta, rappresentano il 3,3% del patrimonio e riguardano quasi esclusivamente i fondi preesistenti. Gli investimenti in attività domestiche ammontano a circa 35 miliardi di euro pari a poco meno del 30%.

Gli investimenti in titoli emessi da imprese italiane rimangono limitati: 3,4 miliardi di euro, circa il 3% delle attività, di cui 2,3 miliardi formati da obbligazioni e 1 miliardo da azioni. Rimane concentrata in Italia la quasi totalità degli investimenti immobiliari. Nel confronto internazionale, i fondi pensione italiani mostrano una minore propensione a investire in titoli di emittenti domestici. Tra le cause figurano: benchmark di mercato in cui l’Italia ha un peso contenuto; difficoltà nella valorizzazione e nella liquidabilità di strumenti non quotati; basso livello di capitalizzazione del mercato azionario e limitato numero di imprese quotate. Le recenti misure di agevolazione fiscale per gli investimenti a lungo termine previste per i fondi pensione e casse professionali, spiegano da Covip, possono rappresentare uno stimolo.

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