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Brambilla: "In pensione a quota 100 sì, ma a 64 anni"

Alberto Brambilla (Fotogramma)
Alberto Brambilla (Fotogramma)
10 settembre 2018 | 14.16
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Per le pensioni, "sì a quota 100 ma con almeno 64 anni di età e 36 di contributi e con flessibilità, e 'sconti' sugli anni di uscita dal lavoro per le categorie dei lavoratori precoci e delle donne con figli". A dirlo a Labitalia, alla vigilia delle riapertura dei lavori in Parlamento e dell'avvio della road map verso la legge di bilancio e delle scelte in tema di pensioni, è Alberto Brambilla, consulente del vicepremier Matteo Salvini e uno dei massimi esperti in Italia di politiche previdenziali.

"La premessa da fare -dice Brambilla, docente universitario e presidente del Centro Studi Itinerari previdenziali- è che in Italia abbiamo un rapporto tra lavoratori attivi e pensionati che si sta sempre di più avvicinando a 1,5 attivi per ogni pensionato. Stiamo cioè entrando in un margine di sicurezza del sistema previdenziale, tenuto anche conto del fatto che la crescita del pil è inferiore a quanto previsto dalla Riforma Dini e che l'obiettivo per la sicurezza massima dei conti è di 24 milioni di occupati e 16 milioni di pensionati".

"Per quanto riguarda il secondo valore, cioè il numero dei pensionati, ci siamo e siamo al valore più basso degli ultimi 25 anni. Per quanto riguarda gli occupati a luglio erano 23,290 mln, un numero purtroppo inferiore anche a maggio e giugno, anche se certo il calo non è dovuto al decreto dignità, ma che sarà incentivato dalle politiche messe in campo", aggiunge Brambilla, che oggi pomeriggio interverrà proprio su questo argomento alla Summer School di Confartigianato Imprese a Roma.

Per le pensioni, la proposta Brambilla prevede, oltre all'uscita dal lavoro a 64 anni con almeno 36 anni di contributi, la sostituzione dell'Ape social "per tutti i lavoratori, con un Fondo esuberi, sulla scia di quanto già sperimentato con successo ad esempio dalla categoria dei bancari". Nel settore del credito, infatti, dal 2000 esiste un Fondo esuberi di categoria, completamente finanziato da imprese e lavoratori (e dunque a costo zero per la collettività) che in questi anni ha accompagnato alla pensione quasi 62.000 lavoratori.

"Si tratta di una parte fondamentale della proposta perché -sottolinea Brambilla- le regole di accesso sarebbero le stesse dell'Ape social (lavoratori con problemi fisici, che hanno in carico familiari con handicap etc), ma anziché far decidere all'Inps sulla base di procedure burocratiche chi ha diritto all'anticipo e chi no, noi vogliamo spostare la facoltà di decidere a livello aziendale, tramite una concertazione tra azienda e sindacati".

"E' in azienda che si conoscono bene le persone e i singoli casi -osserva l'esperto- ed è comune interesse delle parti, sistemare situazioni in cui a rimetterci è sia il datore sia il lavoratore". Chi riceverà una prestazione economica dal Fondo esuberi, aggiunge Brambilla "non andrà poi ad implementare la platea dei pensionati, perché tecnicamente in pensione si andrà al compimento dell'età prevista dai requisiti vigenti".

Insomma, una soluzione a costo zero per l'Erario e che permetterà flessibilità in uscita dal lavoro. A finanziare i Fondi esuberi (ne sono previsti tre: Industria, Commercio e Artigianato) "sarà lo 0,30% a carico del monte redditi, cifra che sarà composta da pezzi di contributi che già ora vengono versati con finalità varie (formazione, enti bilaterali etc) da datori e lavoratori".

Insomma, il punto forte del pacchetto previdenza giallo verde dovrebbe essere proprio questo: "I Fondi esuberi -dettaglia Brambilla- possono offrire una soluzione per un'uscita lavorativa anticipata a quelle persone che non rientrano nelle categorie dei lavoratori precoci o delle donne con figli. In cambio si chiedono due giorni di lavori di pubblica utilità".

"Con queste due misure, quota 100 come sopra descritta e Fondo esuberi, risolviamo il 90% dei problemi delle persone e, se ci sarà una piccola quota di esodati (si parla di 6.000 ancora in attesa di sistemazione dopo la riforma Fornero), ci sarà una salvaguardia anche per loro". Perché "dopo una vita di lavoro, ho diritto ad andare in pensione e godermi un po' di quello di cui prima non ho goduto", dice Brambilla. Modello Jack Ma? "E' il mio mito", risponde il professore.

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