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Giuslavorista Gottardi: "Per il futuro servono più modelli di smart working"

L'esperta, "No ad unica 'uniforme', possibili abili 'sartoriali' a seconda delle esigenze dei lavoratori"

Donata Gottardi, giuslavorista e ordinario di Diritto del lavoro all'Università di Verona
Donata Gottardi, giuslavorista e ordinario di Diritto del lavoro all'Università di Verona
17 febbraio 2022 | 13.19
LETTURA: 2 minuti

Sul lavoro agile, o smart working, nei prossimi mesi "bisogna avere più modelli, più possibilità di scelta alla luce di quello che è uno degli obiettivi di questa normativa che è quello di consentire la conciliazione tra vita e lavoro. La conciliazione non è unica, le necessità di conciliazione sono plurime per le persone, non c'è solo un modello. Chi ha bambini piccoli o adolescenti, chi anziani, i modelli devono essere plurali. Adesso con la digitalizzazione e i big data a disposizione cerchiamo di evitare un'unica uniforme, pensiamo invece a modelli 'sartoriali', in modo che le persone possano scegliere quello che gli si adatta meglio alle esigenze di vita che ciascuno di noi alternativamente si trova di fronte". Così, ad Adnkronos/Labitalia, Donata Gottardi, giuslavorista e ordinario di Diritto del lavoro all'Università di Verona, che il prossimo 3 marzo sarà tra i relatori della smart conference 'La Vita Agile', organizzata da MeglioQuesto e Lavoro&Welfare, alle 10.30 a Roma presso il Virtual Studio – Teatro Garbatella e in streaming sul sito del Sole 24 Ore.

E per Gottardi "è necessario fare chiarezza nell'uso dei termini". "Nel corso della pandemia, la maggior parte delle persone ha lavorato a distanza, da casa, senza alternanza di lavoro in presenza in ufficio. Tantissime persone sono rimaste esclusivamente connesse da casa per mesi. In questo caso, è un lavoro a distanza, non c'è stato smart working vero perché la pandemia lo imponeva, con la necessità del distanziamento", continua la giuslavorista. Secondo Gottardi, "nelle ondate successive la situazione è cambiata, con molte più persone che lavorano sia a distanza che in presenza, e ci stiamo quindi avvicinando a quello che si intende per smart working".

Per l'esperta di diritto del lavoro, è comunque "necessario introdurre un 'filtro' anche sindacale o di contrattazione aziendali, soprattutto nelle imprese più grandi, cercando però che tutto non si irrigidisca". "Lo smart working infatti -continua Gottardi- ti consente di essere un po' dentro, un po' fuori. Puoi decidere se ti colleghi e se utilizzi lo stesso orario di quando sei in presenza oppure lavorare per obiettivi. E questa sarebbe la grande sfida, facendo in modo che il lavoratore a distanza possa articolare il suo tempo senza dovere necessariamente farlo corrispondere a quello che ha quando è in presenza. Questa è la grande sfida!", conclude.

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