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Made in Italy, FederlegnoArredo: "Filiera da 20 miliardi di export, 15 solo di arredo"

Subiscono un ridimensionamento contenuto rispetto all’anno precedente

Il presidente di FederlegnoArredo, Claudio Feltrin
Il presidente di FederlegnoArredo, Claudio Feltrin
12 aprile 2024 | 11.29
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“Eccellenza della creatività italiana, ingegno, Italia che crea: sono le parole chiave scelte per la prima giornata del Made in Italy di cui come filiera legno-arredo e design, da sempre siamo ambasciatori nel mondo. Salutiamo pertanto con entusiasmo e partecipazione questa iniziativa fortemente voluta dal ministro Urso che precede l’apertura della 62esima edizione del Salone del Mobile.Milano". Lo afferma il presidente di FederlegnoArredo, Claudio Feltrin, alla vigilia dalla giornata del Made in Italy, in programma, lunedì 15 aprile, tracciando la mappa dell’export della filiera secondo i Consuntivi 2023 realizzati dal Centro Studi FederlegnoArredo.

“Ci fregiamo di rappresentare una delle filiere strategiche per il Pil nazionale: lo stile, la ricerca, l’innovazione e l’artigianalità ‘industriale’ ci permettono infatti di essere un settore, il cui macrosistema arredamento vale circa 28 miliardi di euro ed esporta ben il 53% dei suoi prodotti di arredamento, 15 dei quali destinati oltre confine e un saldo commerciale pari a 9,8 miliardi di euro. Sopra i 141mila gli addetti attivi nel settore arredamento per un totale di poco più di 21mila aziende. Numeri importanti per un settore - spiega il presidente Feltrin - che ha proprio nell’export il suo punto di forza, come dimostra anche l’affluenza di buyer e addetti ai lavori stranieri, nel 2023 più del 60%, che ogni anno arrivano a Milano per visitare il Salone, la fiera del design più importante al mondo”.

Secondo i consuntivi 2023, elaborati dal Centro Studi FederlegnoArredo, le esportazioni del macrosistema arredamento valgono circa 15 miliardi di euro nel 2023 (il 53% del totale) e subiscono un ridimensionamento contenuto rispetto all’anno precedente del 3,8%, pur confermandosi su livelli più elevati del 2019 che valevano poco più di 12 miliardi di euro.

Il primo mercato si conferma la Francia (oltre 2,4 miliardi di euro, pari al 16,5% dell’export totale), con un valore in linea con il ‘22 (+0,2%). Seguono gli Stati Uniti con 1,7 miliardi (11,7% del totale) e una diminuzione dell’8% sul ’22 , terza la Germania con 1,3 miliardi e un -5,4%. In quarta posizione il Regno Unito a -6,4%, al quinto la Svizzera a -3%, mentre la Spagna al sesto posto è stabile. La Cina si conferma al settimo posto con un arretramento importante di ben il 17%. Segno positivo per gli Emirati Arabi che si trovano in nona posizione con un +5,4% (329 milioni di euro). Al decimo posto i Paesi Bassi con un -9,2%. La riduzione media è pertanto determinata in particolar modo dall’andamento del mercato americano, tedesco e cinese.

Allargando lo sguardo all’intera filiera legno-arredo, il valore esportato nel ‘23 si attesta sui 20 miliardi di euro, registrando una flessione del 4,6% sul ’22, ma ancora sopra di circa 2,8 miliardi di euro ai livelli 2019. Le prime 10 destinazioni rappresentano il 63% dell’export totale e risultano tutte in flessione, ad eccezione di Spagna e Austria stabili, con un calo complessivo di quasi un miliardo di euro. Al primo posto ancora una volta la Francia (16,3% del totale) con 3,2 miliardi di euro sostanzialmente stabile rispetto al ’22, seguita dagli Stati Uniti (10,7% del totale) con 2,1 miliardi di euro e un -10,5%; terza la Germania (10,7% del totale) con 2,1 miliardi di euro e un -7%. Quarto il Regno Unito a -6,6%, seguito dalla Svizzera a -4,2%. La Spagna si distingue per un segno positivo del +1,3% davanti alla Cina che cala addirittura del 16,8%. Austria pressoché stabile, davanti al Belgio in nona posizione (-6,1)%, chiudono la top ten i Paesi Bassi con 442 milioni e un -8,4%.

Tra i principali mercati quello maggiormente penalizzato nel 2023, oltre Stati Uniti e Germania, indubbiamente è la Cina che perde 115 milioni di euro registrando una performance molto peggiore dei Paesi europei, a dimostrazione di come negli anni il mercato cinese abbia avuto un’espansione importante, che si è poi bloccata con il Covid e da quel momento non è stata in grado di riprendere il ritmo, come invece avvenuto in altri mercati.

Uscendo dai confini europei performance in crescita per l’Egitto (35esima posizione) con la filiera a +21,2% sul ’22 e un valore di 106 milioni e per l’India che vale 135 milioni (29esima posizione) e registra un +15,7%, nonostante il valore relativamente basso l’India è un paese da attenzionare per il potenziale ancora molto difficile da cogliere; gli Emirati Arabi si posizionano al 12esimo posto con un +3,9% (388 milioni di euro).

Altro fenomeno che risulta dai dati di export della filiera riguarda la Russia, o meglio quei russi che a causa della guerra e avendone le possibilità economiche hanno deciso di trasferirsi in altri Paesi, come farebbero presupporre i numeri della Georgia (+54,2%) del Kirghizistan (+263,3%) e del Kazakistan (+71,3%).

Interessanti anche i movimenti del continente africano (588 milioni di euro, +5,1%) e in particolare dei Paesi della fascia settentrionale che crescono del 10,7% per un valore complessivo di 349 milioni di euro. Indubbiamente mercati dinamici caratterizzati da un “dinamismo a spot”, che difficilmente segue un andamento uniforme e costante nel tempo, dissuadendo pertanto da investimenti a lungo termine in queste zone. L’Arabia Saudita si colloca alla 16esima posizione, registrando un +2,1% e raggiungendo un valore di 247 milioni di euro, quasi esclusivamente di arredo. Come per gli Sati Uniti anche il Canada sta vivendo un momento di impasse con un -11,6% che lo colloca alla 14esima posizione.

Per quanto riguarda il macrosistema legno, le esportazioni (escluso il Commercio legno) valgono 5 miliardi di euro e subiscono una contrazione del 7,2%. Le prime dieci destinazioni presentano andamenti negativi, ad eccezione della Spagna che cresce del 3% (225 milioni di euro) e l’Austria stabile a +0,1% (172 milioni di euro). La Francia supera la Germania (785 milioni di euro e -9,3%) e diventa il primo mercato con 805 milioni di euro, pur registrando una contrazione dell’1,3%. Terzo il Regno Unito (579 milioni di euro) a -6,9% davanti agli Stati Uniti (411 milioni di euro) che registrano il calo più significativo nella top10 (-19,7%) ma mantengono la loro posizione, mentre la Cina (-16%) esce dalla top ten e scende all’11esimo posto.

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