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Amway, al Centro Italia propensione a imprenditorialità più alta ma serve supporto

Presentato a Roma il Rapporto Ager

Amway, al Centro Italia propensione a imprenditorialità più alta ma serve supporto
08 aprile 2022 | 14.30
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La propensione al lavoro autonomo è bene presente tra gli italiani, e più elevata nelle regioni del Centro rispetto al Nord, ma allo stesso tempo ha bisogno di essere maggiormente supportata e incentivata a livello istituzionale, per giocare un ruolo chiave nello sviluppo economico del nostro Paese. A indagare sul binomio italiani e imprenditorialità, su quale sia la propensione al lavoro autonomo e quali le opportunità per valorizzare la libera iniziativa in particolare nel Centro Italia, è Amway, azienda leader mondiale nel settore della vendita diretta, che ha affrontato questi temi durante il dibattito organizzato ieri, giovedì 7 aprile, a Roma, presso l’Hotel Quirinale. Durante la tavola rotonda, che ha riunito personaggi delle istituzioni e del mondo associativo, sono stati infatti presentati i risultati del X Rapporto Globale Amway sull’Imprenditorialità (Ager), studio giunto alla decima edizione che analizza la propensione al lavoro autonomo in Italia e nel mondo e realizzato quest’anno in collaborazione con Ipsos.

All’evento hanno partecipato Marina Berlinghieri, vicepresidente commissione Politiche Ue della Camera dei deputati e Gruppo Pd, Giovanni Crisanti, Gabinetto presidente Regione Lazio e fondatore Associazione Giovanile L’asSociata, Simona Petrozzi, presidente Consiglio Terziario Donna Confcommercio Roma, e Giuliano Sciortino, segretario generale Avedisco. I dati della ricerca Ager sono stati presentati da Monica Milone, general manager di Amway. Partendo dai risultati, le personalità presenti si sono confrontate sulle reali opportunità del fare imprenditoria sul territorio del Centro Italia, sulle necessità specifiche e sui piani in essere per valorizzare la libera iniziativa.

Lo studio Ager, che ha come propria mission la promozione del dibattito sul lavoro autonomo tra istituzioni, formazione e impresa, ha voluto sondare, attraverso la ricerca svoltasi in 25 Paesi del mondo compreso l’Italia, lo spirito imprenditoriale al giorno d’oggi, coniugando 3 dimensioni principali: la desiderabilità nell’intraprendere questa attività, la consapevolezza delle competenze e risorse personali per farlo e le motivazioni o barriere per guardare a forme di autoimpiego, come ad esempio la vendita diretta, modello di business che continuerà ad avere un ruolo rilevante nel nostro Paese.

Andando nello specifico, per quanto riguarda la desiderabilità, il 42% degli intervistati italiani si dichiara propenso a intraprendere un’attività lavorativa in proprio sia ora che in futuro, rispetto al 51% degli intervistati a livello europeo e il 57% a livello mondiale. Particolarmente interessante il focus sul Centro Italia, in cui si nota che la percentuale è di 3 punti sopra la media nazionale ovvero il 45%.

Focalizzandosi sui requisiti, il 36% degli intervistati italiani crede di avere le competenze necessarie per avviare un’attività in proprio, il 16% in meno rispetto al dato mondiale che si attesta al 52%. Lo spaccato sul Centro Italia mostra un dato incoraggiante: il 41% ritiene di essere in grado di intraprendere una carriera professionale in proprio, il 5% in più rispetto alla media italiana. Per quanto riguarda le risorse necessarie per avviare l’attività, il dato non è altrettanto incoraggiante: la maggior parte degli italiani, infatti, pensa di non disporre delle risorse economiche adeguate. Solo il 18% ritiene di avere la capacità economica per farlo, contro il 29% in Europa e il 35% nel mondo. Il Centro è in linea con la media nazionale, attestandosi al 18%.

Indagando quali sono le principali barriere che frenano in Italia l’avvio di un’attività, troviamo al primo posto il reperimento del capitale necessario con il 44%, seguito dalla paura di fallire al 38% e dalla preoccupazione di rientrare dell’investimento in un tempo ragionevole (30%). Nel Centro Italia spicca, come principale barriera, la paura di fallire con il 43%, insieme al problema di reperire il capitale necessario per avviare un'impresa (40%).

Tra le motivazioni che spingono gli italiani ad avviare un’attività in proprio, risalta lavorare a qualcosa che li appassiona con il 69%, dato confermato anche nel Centro Italia, dove ben il 72% degli intervistati vede il poter lavorare sulla base delle proprie passioni come una spinta verso l’autoimpiego. In particolare, le donne considerano questa motivazione come la spinta più importante (72%). Inoltre, particolarmente significativa la percentuale del Centro Italia riguardante la possibilità di un maggiore controllo del proprio tempo, 58%, così come l’opportunità di avere un guadagno extra che si attesta al 57%.

Se andiamo ad analizzare quale tipologia di opportunità imprenditoriale attira di più, i dati rilevano la crescita di due settori: l’e-commerce, che ha visto un incremento del 6% rispetto al periodo pre-pandemico attestandosi al 61%, e il Social Selling (38%) che è al terzo posto dietro la vendita tradizionale (50%). Particolarmente interessante è infatti il focus sull’utilizzo dei Social Media come modalità di vendita: seppur generando curiosità (il 28% degli intervistati uomini crede che essi siano il canale migliore per promuovere un’attività, mentre per le donne la percentuale si attesta al 33%), si nota come sia ancora un terreno esplorato parzialmente. In generale, sia uomini che donne non credono infatti di avere una rete sui social media abbastanza grande da poter sfruttare per promuovere l’attività (31%) e di non avere le competenze per promuovere in modo efficace l’attività sui social media (31%). Il social selling è particolarmente in ascesa nel Centro Italia con il 31%, +7% rispetto ai dati del 2019.

Infine, cresce l’interesse verso il settore della vendita diretta, che vede un incremento di 5 punti percentuali raggiungendo il 39% per quello che riguarda il dato italiano, mentre un significante incremento si vede per le donne, per le quali si passa dal 31% del 2019 al 40% del periodo post primo lockdown.

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