Le sanzioni internazionali avevano bisogno di tempo e ci sono i segnali per una crisi profonda
I prossimi mesi diranno se ha ragione il Wall Street Journal, che ha sentenziato: "l'economia russa sta per crollare". Ma che ci siano una serie di segnali che vanno in questa direzione è ormai piuttosto evidente. Fino al punto da spingersi a ipotizzare che Vladimir Putin possa essere costretto a fermare la guerra in Ucraina? Sicuramente, il Capo del Cremlino ha sbagliato i suoi conti. Così come ha sottovalutato la capacità di resistenza di Kiev, e la determinazione del fronte occidentale a sostenerla, così ha sottovalutato l'effetto di medio e lungo termine delle sanzioni economiche contro la Russia.
Tra gli elementi che concorrono a indebolire la posizione russa, c'è la scommessa persa sul fronte dell'energia. Il ricatto del gas, che avrebbe dovuto imporre all'Europa un atteggiamento più cauto e, nelle attese di Putin, un sostanziale passo indietro nell'appoggio all'Ucraina, si è rivelato un'arma spuntata. Non solo perché quasi tutti i Paesi europei hanno raggiunto una sostanziale indipendenza da Mosca ma anche perché la diversificazione delle esportazioni russe fuori dall'Europa non è stata in grado di compensare l'interruzione dei flussi verso Ovest. Il saldo è decisamente sfavorevole per Putin. Nel 2022, la Russia è stata privata di una parte consistente delle entrate per il suo bilancio, rendendo più difficile anche finanziare la sua aggressione militare in Ucraina. A gennaio 2023 i ricavi dall’esportazione sono scesi a 20 miliardi di euro, quasi dimezzati rispetto a prima dell'invasione. Per invertire la rotta servirebbero risorse, che non ci sono, da investire in infrastrutture.
A deteriorarsi sono tutti i fondamentali dell'economia russa. Per la prima volta, lo stesso Putin ha dovuto ammettere che le misure prese dall’Occidente contro Mosca in risposta all’invasione dell’Ucraina potranno avere "effetti negativi a medio termine". Il divario fiscale ha toccato i 34 miliardi di dollari nei primi due mesi del 2023, l'equivalente di oltre l'1,5% della produzione economica totale del Paese. I dati ufficiali sono impietosi. A gennaio e febbraio 2023, le entrate complessive di Mosca sono diminuite del 25% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, mentre le spese sono aumentate del 52%: da 3.790 a 5.744 miliardi di rubli. Anche il mercato del lavoro è in sofferenza. Per due ragioni essenziali: da una parte inizia a mancare forza lavoro per l'alto numero di giovani impiegati in guerra, dall'altra sono calati drasticamente gli investimenti delle imprese, non solo di quelle straniere ma anche di quelle russe, causa incertezza.
Tornando alla domanda iniziale, ovvero se Putin può davvero perdere la guerra a causa dell'economia, pesa molto il fattore tempo. Più va avanti la guerra, più le condizioni dell'economia sono destinate a peggiorare e lo spazio per l'opposizione interna, finora quasi inesistente, ad allargarsi. Sia guardando alle condizioni della popolazione, sia alla pressione degli oligarchi, occupati in giro per il mondo a limitare i danni. (Di Fabio Insenga)