Le parole di Sergey Razov incontrando la stampa davanti al tribunale di Roma: "Ogni nostra dichiarazione considerata minaccia"
"Ci preoccupa che gli armamenti italiani saranno utilizzati per uccidere cittadini russi" in Ucraina. Lo ha dichiarato l’ambasciatore russo in Italia, Sergey Razov, incontrando la stampa davanti al tribunale di Roma. L’ambasciatore ha ricordato che il "Parlamento italiano ha preso la decisione" di inviare armi a Kiev "nel giorno del primo round di trattative a Gomel". Razov ha quindi evidenziato che in Ucraina "vengono distribuite migliaia e migliaia di armi ai cittadini e non si sa come saranno usate", ricordando anche quanto accaduto negli anni Ottanta con le forniture di armi ai Mujahedin in Afghanistan.
"Negli ultimi tempi ogni dichiarazione russa viene considerata una minaccia", continua Razov. Sulla guerra tra Ucraina e Russia, "sono in corso trattative e noi auspichiamo un esito positivo", sottolinea l'ambasciatore, che prova "molto rammarico" per le vittime civili in Ucraina, ma per "otto anni ho visto quello che hanno passato i civili nel Donbass: ci sono stati oltre 14mila morti, tra cui molti bambini". "Le forze ucraine continuano a bombardare con armi pesanti i civili nel Donbass", ha aggiunto.
A proposito delle parole del Cremlino sul possibile utilizzo di armi nucleari, spiega, "non ho visto nessuna minaccia in questa dichiarazione, soltanto una riflessione di scenari possibili in caso di minacce per la sicurezza nazionale russa".
L’intervento militare in Ucraina "finirà quando saranno compiuti i compiti indicati dal presidente Putin prima dell’inizio dell’operazione speciale. Prima è meglio è", le parole dell'ambasciatore.
Per Razov "le crisi vanno e vengono, gli interessi nazionali restano. L’interesse è mantenere rapporti normali e lavoriamo per questo obiettivo", spiega, a proposito dei rapporti tra Italia e Russia. "In questi anni io e miei colleghi abbiamo fatto di tutto per costruire ponti", ma "adesso con rammarico viene rivoltato quello che è stato fatto", ha aggiunto l’ambasciatore.
Sulla situazione a Mariupol e nelle altre città ucraine sarebbe opportuno "sentire le due parti e non solo la propaganda ucraina", spiega Razov a proposito delle denunce di crimini di guerra commessi nelle città assediate dalle forze russe. "Ogni giorno leggo la stampa italiana e vedo foto sulla cui provenienza ci sono dubbi", ha proseguito l’ambasciatore, ricordando che il presidente Putin ha ordinato di colpire solo "siti militari" e "per quel che riguarda la popolazione civile, i militari russi propongono sempre di aprire corridoi verdi per permettere le evacuazioni".
"QUERELA A 'LA STAMPA' PER ARTICOLO SU PUTIN" - "Penso che avete fatto caso che il 22 marzo sul quotidiano La Stampa è stato pubblicato un articolo in cui si considerava la possibilità dell’uccisione del presidente della Russia: non c'è bisogno di dire che questo è fuori dall’etica e dalla morale e dalle regole del giornalismo", ha detto l’ambasciatore Sergey Razov annunciando la querela.
"MISSIONE COVID? MORDERE MANO DI CHI AIUTA NON FA ONORE" - "Al popolo italiano è stata offerta la mano d’aiuto e se qualcuno morde questa mano non gli fa onore", ha poi dichiarato l’ambasciatore russo a proposito della missione russa in Italia durante la fase più acuta della pandemia. Sulle polemiche degli ultimi giorni, l’ambasciatore ha affermato che sono riemerse "per motivi di politica interna, ma noi non interferiamo negli affari di un Paese" e ha espresso "vergogna e rammarico per questa caccia alle streghe".
La missione, ha precisato, ha agito a Bergamo e Brescia ed i russi che ne facevano parte "hanno fatto soltanto quello che gli è stato detto di fare". "La missione - ha aggiunto- sin dall’inizio da parte nostra è stata annunciata come assolutamente gratuita e se ricordo bene sono arrivati in Italia 16 o 17 cargo militari e più di 100 persone tra medici ed esperti".