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Telegram, Musk difende Durov: "In Europa pena di morte per un meme"

Il boss di X: "Dopo Telegram tocca a noi? Al 100%"

Elon Musk
Elon Musk
25 agosto 2024 | 10.59
LETTURA: 2 minuti

Elon Musk scatenato su X dopo l'arresto di Pavel Durov, numero 1 di Telegram, in manette a Parigi. Secondo le news che trapelano, Durov sarebbe accusato di aver creato - e non modificato - uno strumento privo di moderazione e da tempo utilizzato per attività illegali, dal traffico di droga alle frodi. La vicenda, prevedibilmente, cattura l'attenzione di Musk che si esprime con una serie di post sul suo social X.

"E' il 2023 e in Europa si viene giustiziati per il like a un meme", scrive Musk. X è sotto i riflettori dell'Unione Europea, e in particolare del commissario Thierry Breton, per le attività di contrasto all'odio online e alla disinformazione. Musk, anche nelle interazioni con gli utenti, fa spesso riferimento al 'free speech', la libertà di poter esprimere pensiero e opinioni. Ora, l'arresto di Durov accende ulteriormente il dibattito.

Il numero 1 di Telegram rischia "20 anni..." di carcere, osserva Musk, che definisce i tempi attuali "pericolosi" e si schiera tra i sostenitori dell'hashtag #FreePavel prima di ironizzare sulla posizione della Francia in relazione ai diritti: "Liberté. Liberté! Liberté?". Quindi, risponde con un perentorio ''100%'' a chi afferma che ''oggi tocca a Telegram, domani tocca a X". Quindi, il riferimento al secondo emendamento, che negli Stati Uniti sancisce che "il diritto dei cittadini di possedere e portare armi non potrà essere violato". E' l'unico motivo, dice Musk, per cui il primo emendamento - che tutela la libertà di parola - sarà rispettato.

Musk attacca poi Mark Zuckerberg, numero 1 di Meta, 'reo' di aver dato semaforo verde alla censura per evitare problemi: "Ha già ceduto alle pressioni della censura. Instagram ha un problema enorme di sfruttamento dei minori, ma nessun arresto per Zuck, che censura libertà di parola e dà ai governi accesso ai dati degli utenti".

"E' vitale per il sostegno alla libertà di parola che inoltriate i post alle persone che conoscete, soprattutto nei paesi con una pesante censura", scrive ancora Mr Tesla, convinto che "moderazione - inteso come controllo dei contenuti pubblicati sui social - sia la parola che la propaganda usa per definire la censura".

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