De Luca autore di un reportage a Kursk, la portavoce del ministero degli Esteri lo cita su Telegram
Un altro giornalista italiano nel mirino della Russia. Si tratta di Davide Maria De Luca, autore di un reportage per il quotidiano Il Domani nella regione russa di Kursk, occupata dall'Ucraina dal 6 agosto. De Luca ha documentato il suo viaggio anche con una serie di post su X, soffermandosi anche sui contatti avuti con i civili russi che vivono nella regione. I post sono finiti sotto i riflettori di Mosca e e De Luca ha avuto anche l''onore' di essere citato su Telegram da Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri. In un post, Zakharova ha prospettato l'ipotesi che De Luca finisca nella lista dei ricercati del ministero degli Interni, come accaduto recentemente a Stefania Battistini, giornalista della Rai.
"La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, mi ha citato nel suo canale Telegram, suggerendo la possibilità che io possa finire nella lista dei ricercati dal governo russo per aver visitato la regione di Kursk, come già capitato alla collega Stefania Battistini e altri giornalisti americani e ucraini", scrive oggi De Luca su X.
"Finire nella lista dei ricercati era una possibilità che mettono in conto tutti i giornalisti che attraversano il confine. Ma, nel mio piccolo, non mi aspettavo una menzione su un palcoscenico così prestigiosa. Da giornalista preferisco essere testimone delle storie piuttosto che diventarne protagonista", afferma.
"Per il momento, il mio unico commento è che una delle principali tutele per i civili che si trovano in territori occupati e zone di conflitto è la presenza di osservatori, operatori umanitari e giornalisti. Sappiamo che la loro presenza non è una garanzia del corretto comportamento degli eserciti, ma in alcune circostanze può essere un potente incentivo", afferma ancora.
"Per questo ritengo che i giornalisti debbano essere liberi di muoversi per fare il loro mestiere in qualsiasi zona di guerra e credo che sia sbagliato perseguirli con accuse speciose, come l'ingresso illegale, soprattutto nel mezzo di un gigantesco conflitto che coinvolge milioni di persone. Credo che impedire ai giornalisti di accedere a un'area di conflitto sia un errore, che a farlo sia il governo russo, quello ucraino, israeliano, americano o qualsiasi altro", conclude il giornalista.