L'Unione Europea sarà "un attore globale credibile se sapremo mostrare, come abbiamo fatto in luglio sul versante economico, che siamo uniti e siamo capaci di gestire una delle maggiori sfide strutturali che il mondo di oggi affronta: quella delle migrazioni e dell’asilo". Lo sottolinea il presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, aprendo i lavori della conferenza interparlamentare sulle migrazioni e l'asilo, a Bruxelles.
L'Ue sarà credibile, prosegue Sassoli, "se sapremo mostrare che siamo uniti e in grado tutti insieme di gestire la nostra frontiera esterna che non è solo italiana, greca, spagnola, ma è frontiera comune; se saremo in grado di farci carico insieme dell’accoglienza delle persone che ci chiedono protezione, di combattere insieme ai nostri partner i trafficanti di vite umane, di rimpatriare con dignità chi non ha diritto di soggiorno legale, ma allo stesso tempo di aprire canali regolari perché le nostre società che invecchiano possano crescere con il contributo di chi arriva da lontano".
"Credo che il nuovo ciclo politico - continua Sassoli - ci dia oggi l’opportunità storica di fare questo salto di qualità: svolgere politiche efficaci e umane. E voglio salutare la proposta della Commissione europea di un Patto per l’immigrazione e l’asilo, un pacchetto di proposte legislative che rappresenta una prima base di lavoro".
"Dico 'una prima base' perché credo che ora spetti al Parlamento e al Consiglio di decidere se intendono avere il coraggio di una politica davvero comune. Questo Parlamento è e sarà un alleato importante per trovare soluzioni basate sulla solidarietà e la responsabilità e confido sui parlamenti nazionali affinché svolgano il loro compito sulla base delle rispettive competenze", ha detto ancora Sassoli.
Nell'Ue occorre creare "un sistema di regole condivise per il salvataggio in mare e lo sbarco delle persone, senza criminalizzare chi salva vite in mare", come le Ong, "perché adempie non solo ad un obbligo sancito dal diritto internazionale del mare, ma ad un obbligo morale", ha continuato.
"Teniamo questa conferenza - continua Sassoli - a pochi giorni da una delle tante, troppe tragedie in mare nel Mediterraneo, tra la Libia e l’Italia. La Ong Open Arms, la sola che con la Guardia costiera italiana ogni giorno soccorre persone in quel braccio di mare, ci ha mostrato le immagini di una madre, stremata su un gommone, gridare e implorare i soccorritori di cercare il suo bambino perso in mare".
"Quel bambino - ricorda Sassoli - aveva sei mesi, si chiamava Joseph, veniva dalla Guinea ed è morto poco dopo essere stato portato a bordo della nave di Open Arms, in attesa di soccorsi arrivati purtroppo troppo tardi. Voglio parlare di questo bambino perché dietro ai numeri di cui parliamo giustamente nell’analisi dei flussi migratori ci sono persone e ci sono storie".
A livello Ue è anche indispensabile, continua Sassoli, "un lavoro comune delle nostre forze di polizia e di intelligence per smantellare le organizzazioni criminali a capo del traffico di persone lungo tutte le rotte principali, in collaborazione con i nostri partner nei Paesi di origine e transito".
Serve, aggiunge il presidente del Parlamento, una "ripartizione della responsabilità, che è collettiva, per l’accoglienza delle persone, per le operazioni di identificazione, l’esame delle richieste di asilo, l’accoglienza dei rifugiati, l’esecuzione delle operazioni di rimpatrio. Questo implica un impegno molto maggiore sia nella ricollocazione dei rifugiati all’interno dell’Unione che nel reinsediamento dei rifugiati da Paesi terzi. Dobbiamo definire percorsi legali alternativi per la protezione, come i visti umanitari". Oltre al contrasto alla tratta di esseri umani, però, servono "canali legali per l’immigrazione per motivi di lavoro sulla base delle necessità dei nostri mercati del lavoro".
"Per fare tutto questo - dice ancora - non possiamo agire in solitudine. abbiamo bisogno di partenariati globali, trasparenti e soggetti a controllo democratico tra l’Unione e i Paesi di origine e transito dei flussi migratori. Partenariati che non siano centrati sulle migrazioni, ma strategicamente coinvolgano vari settori, in particolare la cooperazione allo sviluppo, il commercio, gli investimenti, l'istruzione, i trasporti, la trasformazione digitale, la sanità e che costruisca percorsi regolati e controllati per la migrazione regolare per motivi di studio e di lavoro. L’Africa è un partner strategico e la nostra relazione con l’Africa è la sfida geopolitica che l’Unione europea deve senza indugio raccogliere, o altri lo faranno".