E' quanto dirà la ministra dell'Interno britannica Suella Braverman nell'intervento che terrà oggi all'American Enterprise Institute. Amnesty Italia all'Adnkronos: "Attacco che non stupisce, da tempo Gb ha adottato politiche crudeli"
''Essere omosessuale o essere donna non è una ragione sufficiente'' per chiedere asilo politico e godere della protezione internazionale riservata ai rifugiati. E' quanto dirà la ministra dell'Interno britannica Suella Braverman nell'intervento che terrà oggi all'American Enterprise Institute, un think tank a Washington, secondo anticipazioni di Sky News. La ministra, in carica da circa un anno, si chiederà se nel momento storico attuale valgano ancora i principi della Convenzione delle Nazioni Unite sui rifugiati del 1951. Braverman aveva in precedenza contestato anche la Convenzione europea sui diritti umani e in particolare la sua influenza sul programma del governo britannico di deportazione verso il Ruanda.
"Vorrei essere chiara: ci sono ampie zone del mondo dove è estremamente difficile essere gay o essere donna. Dove le persone vengono perseguitate, è giusto che offriamo rifugio'', dirà la ministra secondo le anticipazioni. ''Ma non saremo in grado di sostenere un sistema di asilo se il semplice fatto di essere gay, o di essere una donna, e di avere paura di essere discriminati nel proprio Paese di origine è sufficiente per ottenere protezione", aggiungerà.
''Non stupisce'' l'attacco rivolto dalla ministra Braverman alla Convenzione delle Nazioni Unite sui rifugiati del 1951, perché ''da tempo i governi britannici cercano di smarcarsi dagli obblighi previsti dal sistema internazionale di tutele dell'asilo'' e la Convenzione ''è il pilastro fondamentale di quelle tutele''. Lo ha dichiarato all'Adnkronos il portavoce di Amnesty International Italia Riccardo Noury, ricordando che Londra ha adottato ''anche politiche crudeli quali l'esternalizzazione in Ruanda dell'esame delle domande d'asilo''.
Noury sostiene quindi che ''la distinzione tra 'persecuzione' e 'timore di discriminazione' fatta dalla ministra Braverman è abbastanza artificiosa: se la discriminazione è sancita da leggi e prassi, già di per sé è in atto una persecuzione o almeno un intento persecutorio e cercare protezione diventa urgente''. In definitiva, conclude il portavoce di Amnesty, ''più aumentano le ragioni per cercare protezione e più molti governi cercano di negarla''.