Dalbr Issa ad Aki - Adnkronos International: "Roma si faccia portavoce di una soluzione pacifica, Ankara prepara un attacco sanguinoso"
L'Italia si faccia portavoce presso la Nato, l'Unione Europa e le Nazioni Unite per trovare una soluzione democratica, pacifica e giuridica alla questione curda nell'ambito di una conferenza di pace internazionale. E' la proposta portata al Parlamento italiano da Dalbr Issa, comandante delle Unità di protezione del popolo curdo (Ypg) e comandante capo delle Forze democratiche siriane (Fds) durante la battaglia di Raqqa.
''Sono una comandante, la mia brigata mi sta aspettando e io devo tornare da loro, nel Rojava, per combattere al loro fianco. O meglio, per resistere'', dice Issa in un'intervista ad Aki - Adnkronos International dopo un'audizione alla Commissione Esteri della Camera, durante la quale ha spiegato ''i nostri principi, i valori, come vogliamo andare avanti per creare un mondo più democratico in Medio Oriente''. Ma anche ''i pericoli che ci aspettano. In queste ore potrebbe esserci un attacco sanguinoso, violento, criminale sul nostro territorio''.
Tuta mimetica e scarpe da ginnastica, Issa, 41 anni, ha scelto di separarsi dalle sue compagne e di recarsi in Italia, unica tappa europea, per ''denunciare gli attacchi e le minacce dello Stato turco che continuano da mesi. Negli ultimi due giorni sta aumentando la tensione e la nostra richiesta al governo e allo Stato italiano è di prendere una posizione contro queste minacce e contro la violenza che subirà la popolazione''.
La scelta di recarsi in Italia non è causale. ''Sin dall'inizio, a partire dalla resistenza di Kobane, l'Italia come Stato, come governo e come popolazione ci ha mandato tantissimi aiuti, è stato uno dei Paesi che ci ha dato il maggiore supporto - racconta Issa - Per questo motivo abbiamo chiesto ai parlamentari italiani di prendere una posizione concreta contro le minacce dello Stato turco'' e ci è sembrato che le posizioni espresse ''coincidono con i nostri interessi e le nostre idee di democrazia''.
Terminata la missione Italia ''tornerò in Siria. Nel Rojava, a combattere. O meglio, a resistere'', spiega Issa. Che oltre allo scenario peggiore, quello dell'offensiva militare annunciata dalla Turchia, ha anche una ''speranza: che i governi prendano coraggio e diano una risposta concreta, chiedendo allo Stato turco di trovare una soluzione democratica e pacifica nel nome della fratellanza''.
Quanto all'annuncio degli Stati Uniti di ritirarsi dal confine tra Siria e Turchia, per Issa si tratta di ''un tradimento della disciplina e della serietà di uno Stato, oltre che nei nostri confronti''. La comandante si dice comunque attendista e afferma che solo ''se lo stato turco interverrà sul nostro territorio, allora a quel punto sarà un vero tradimento''. Perché allora, spiega Issa ad Aki-Adnkronos International, sarà chiaro che ''l'Occidente, ovvero la coalizione, era sul campo solo per combattere l'Isis e non per arrivare a una situazione pacifica, democratica, per la libertà di tutti, per i valori comuni''. Ma ''finora chi è stato al nostro fianco a combattere contro l'Isis lo ha fatto parlando dei valori di democrazia e libertà, mentre ora si ritira a beneficio di un altro alleato'', aggiunge.
Issa ha comunque riconosciuto che ''la coalizione ci ha dato sostegno tecnico e tecnologico, la comunità internazionale ci ha dato la motivazione per combattere ancora di più, per difendere i valori universali e quelli globali''. La comandante dell'Ypg conferma in ogni caso che ''noi stiamo continuando le operazioni militari per eliminare tutte le minacce nella zona''.