Secondo i magistrati britannici non sono infondate le preoccupazioni che il giornalista possa affrontare negli Stati Uniti un processo non equo
Il cofondatore di Wikileaks Julian Assange potrà ricorrere in appello contro la sua estradizione negli Stati Uniti. Lo hanno deciso i giudici dell'Alta Corte britannica, secondo quanto riporta Sky News. I giudici britannici hanno infatti riconosciuto che non sono infondate le preoccupazioni della difesa di Assange che il giornalista possa affrontare negli Stati Uniti un processo non equo.
I giudici hanno "preso la decisione giusta". A dichiararlo, parlando fuori dalla Royal Courts of Justice di Londra, è stata la moglie Stella Assange. "Come famiglia siamo sollevati, ma fino a quando si potrà andare avanti così? Gli Stati Uniti dovrebbero rinunciare subito al caso. È il momento di farlo. Abbandonare questo vergognoso attacco ai giornalisti, alla stampa e al pubblico che va avanti da 14 anni. Questo caso è vergognoso, e sta facendo pagare un tributo enorme a Julian. L'amministrazione Biden avrebbe dovuto abbandonarlo fin dal primo giorno, ma ora è il momento giusto per farlo. Quindi, per favore, coloro che negli Stati Uniti hanno il potere di prendere una decisione, per favore abbandonate questo caso ora. Non lasciate che questa cosa vada avanti ancora a lungo".
Se processato per i 18 capi d'imputazione attribuitigli, il giornalista rischia una condanna fino a 175 anni di carcere, secondo l'Espionage Act, in condizione come le attuali, che due relatori dell'Onu hanno definito "assimilabili alla tortura". Questa vecchia legge del 1917 è stata rispolverata in America anche nel caso della whistleblower Chelsea Manning.
Nel processo di primo grado la possibilità di presentare un ultimo appello non era stata concessa al giornalista australiano, per il quale ora l'Alta Corte britannica chiede che - nel caso di estradizione - possa usufruire delle garanzie di tutela offerte dal Primo Emendamento, come qualsiasi altro cittadino degli Stati Uniti, oltre a escludere l'eventualità che le accuse contro di lui siano in qualche modo suscettibili di arrivare alla pena di morte. Sono questi i due punti fondamentali, dei sei sollevati in precedenza dagli avvocati di Assange, i soli accettati dai giudici.