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Israele contro Hezbollah, "pronto da anni" il piano d'attacco: cosa succede ora?

Secondo il Washington Post, da anni sarebbe stato messo a punto nel dettaglio il piano sul Libano di Tel Aviv. Che ora sarebbe quasi operativo

Soldato israeliano - Afp
Soldato israeliano - Afp
25 settembre 2024 | 14.40
LETTURA: 3 minuti

Israele apre all'opportunità di una invasione di terra del Libano contro Hezbollah. Invasione che in molti negli apparati di sicurezza chiedono da tempo, anche in base a quanto previsto da un piano messo a punto da anni, quasi dieci. Questo secondo quanto scrive il Washington Post citando ex ufficiali e analisti.

Il piano contro Hezbollah pronto da un decennio: "Ora tutto torna"

"Un conflitto su vasta scala appare come sempre più inevitabile, mano a mano che passano i mesi dal 7 ottobre dello scorso anno. Con Hamas messo alle strette a Gaza, il piano di Israele inizia a essere attuato", scrive il quotidiano americano. "Il piano è stato messo a punto e rivisto dai militari per anni. Ogni volta che arrivavamo vicino alla messa in campo, c'erano vincoli. Ora invece tutto torna. La domanda è cosa viene dopo?", ha spiegato Miri Eisin, ex funzionaria dell'intelligence militare, al corrente con gli sviluppi.

I circa 1.500 obiettivi colpiti nei raid israeliani degli ultimi giorni in Libano rientrano nei dettagliati scenari di guerra pianificati meticolosamente nel tempo, aggiunge Eisin. "Hamas lo scorso sette ottobre ha fatto quello che tutti si aspettavano da Hezbollah", ha sottolineato. L'inizio dell'attuazione dei piani è iniziata pochi giorni dopo il 7 ottobre, ha precisato. Allora è stato il premier Benjamin Netanyahu a fare marcia indietro, nel timore di una sovraestensione dell'Idf.

I timori e i vantaggi di Netanyahu

Netanyahu non era favorevole a un confronto totale con Hezbollah, nel timore di dover combattere su due fronti e di finire impantanato in un'altra guerra costosa e inconclusiva in Libano. Rischi che rimangono anche adesso, ma agire ora offre vantaggi politici: al Premier più tempo per ricostruire la sua reputazione danneggiata, ritardare una possibile commissione di inchiesta sul dopo 7 ottobre, e distogliere l'attenzione del pubblico dalla logorante guerra a Gaza e dalle condizioni degli ostaggi rimasti nella Striscia.

Israele ritiene inoltre che Hezbollah e l'Iran che lo sostiene non abbiano desiderio di una guerra a tutto campo, aggiunge Yossi Kuperwasser, ex direttore del centro di ricerca delle Forze di difesa israeliane. "Siamo stati i primi nell'escalation e questo è andato a nostro vantaggio. Siamo entrati in una nuova fase, violando le regole", ha aggiunto riferendosi alla routine delle schermaglie al confine fra Israele e Libano in atto dallo scorso 7 ottobre.

Il countdown della guerra

Le cose hanno assunto un nuovo ritmo a fine luglio con l'assassinio da parte di Israele di Fuad Shukr, operazione che ha fatto scattare, come dice Eisin, il countdown per la guerra. Gli attacchi ai cercapersone e ai walkie-talkie hanno accelerato il passo.

Israele non è desiderosa di iniziare una invasione di terra e preferirebbe una soluzione diplomatica, ha intanto dichiarato ieri l'ambasciatore israeliano all'Onu, Danny Danon. "Mentre parliamo ci sono forze importanti che cercano di presentare idee e siamo aperti a questo processo", ha spiegato.

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