Il ricercatore dell'Inss di Tel Aviv: ''Ora non si tratta più di se ma di quando''
''L'Iran è determinato a reagire'' all'attacco israeliano contro il consolato di Teheran a Damasco. ''Ora non si tratta più di se, ma di come lo farà''. Perché ''un attacco dall'interno dell'Iran contro l'interno del territorio israeliano provocherà una escalation molto pericolosa'' con una ''spirale di violenza'' che rischia di ''andare fuori controllo'' e coinvolgerà anche altri soggetti, ''come Hezbollah''. Diverso, invece, se l'attacco iraniano avverrà per procura e ''contro obiettivi israeliani all'estero''. Lo spiega all'Adnkronos l'analista israeliano Raz Zimmt, ricercatore presso l'Istituto per gli Studi sulla Sicurezza Nazionale (Inss) dell'Università di Tel Aviv.
''A dire il vero, lo stesso Iran non vuole essere coinvolto in un conflitto diretto e su larga scala con Israele. Ma questa volta, a differenza delle precedenti, potrebbe decidere di voler correre il rischio di una escalation'', afferma Zimmt. Ma per capire quale sarà la portata dell'escalation occorrerà ''sfortunatamente aspettare e vedere la portata dell'attacco'' e anche ''i suoi effetti, se provoca danni materiali o anche vittime ad esempio''. E quali obiettivi colpisce.
''Se l'Iran attaccherà, ovviamente Israele risponderà. Se per la prima volta ci sarà un missile o un drone lanciato dall'Iran all'interno di Israele, allora la risposta sarà durissima. Diverso, invece, se l'attacco arriverà da altri Paesi, come la Siria. Diverso ancora sarà se verranno attacchi obiettivi israeliani all'estero'', dichiara.
''Lo scenario è ancora tutto aperto'', prosegue il ricercatore, ricordando che ''gli Stati Uniti hanno inviato messaggi all'Iran in modo da cercare di evitare che abbia una reazione e che quindi venga evitata una escalation''. Zimmt sottolinea che ''anche l'Europa sta cercando una de-escalation'' e cita la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock che ha parlato oggi al telefono con il capo della diplomazia iraniana Hossein Amir-Abdollahian. ''Ma non sono sicuro che sia sufficiente'', ammette l'analista, ''dipende da quanto gi iraniani sono determinati a rispondere, da quanto sono disposti a correre i rischi''. La speranza, conclude, è nel ''ruolo che i Paesi arabi possono svolgere per fermare Teheran, convincendolo a evitare un attacco diretto a Israele che 'permetterebbe' una reazione non troppo dura''.