Per quanto evocativo, il paragone è una equazione troppo semplicistica che appiattisce deliberatamente la realtà
Data l'ampiezza, l'orrore e la brutalità del massacro compiuto da Hamas in Israele il 7 ottobre il paragone con l'Isis "non sorprende". Ma per il Washington Post, per quanto evocativa, si tratta di una equazione troppo semplicistica, che appiattisce deliberatamente la realtà.
Secondo Monika Marks, professore di politica mediorientale presso il campus di Abu Dhabi della New York University, non fare distinzione fra Hamas e Isis è una tattica che finisce per dipingere tutti gli abitanti di Gaza "come inumani" e quindi "legittimi obiettivi" di rappresaglia.
Itzchak Weismann, storico israeliano dei movimenti islamisti presso l'università di Haifa, ritiene il paragone "molto superficiale". In realtà, sottolinea, Hamas tollera altri gruppi religiosi a Gaza, mentre l'Isis "ucciderebbe ogni musulmano che non prega all'ora giusta".
Aaron Zelin, senior fellow presso il Washington Institute for Near East Policy, puntualizza intanto che i terroristi sunniti dell'Isis, "considerano letteralmente Hamas come un movimento apostata" a causa dei suoi legami con il regima teocratico sciita di Teheran.
Infine, l'ebreo americano Adam Shatz ha notato sulla London Review of Books, che "per quanto sia reazionaria e violenta, Hamas è un'organizzazione islamica nazionalista, non un culto nichilista, fa parte della società palestinese, si nutre della disperazione dell'occupazione e non può essere semplicemente liquidata, più di quanto non possano esserlo gli zeloti fascisti nel governo Netanyahu".