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Israele-Hamas, tregua da domani a Gaza con primo rilascio ostaggi

Hamas: dalle 10. Ma ufficio del premier israeliano non conferma orario. Bbc: primo rilascio di ostaggi intorno alle 12. Anche Hezbollah aderisce al cessate il fuoco

Combattimenti nella Striscia di Gaza (Afp)
Combattimenti nella Striscia di Gaza (Afp)
22 novembre 2023 | 07.41
LETTURA: 6 minuti

La tregua con Israele scatterà domani alle 10 ora locale, le 9 in Italia. Lo ha annunciato l'ex capo dell'ufficio politico di Hamas, Abu Marzouk, secondo quanto riferiscono i media israeliani, dopo l'accordo raggiunto sul rilascio degli ostaggi. No comment dell'ufficio del premier israeliano, riferisce il Times of Israel, secondo cui Israele non conferma l'orario nonostante le dichiarazioni di Hamas e la conferma di un funzionario israeliano alla Cnn. Anche stando alla Bbc l'accordo tra Israele e Hamas prevederebbe l'inizio di una pausa nelle ostilità da domani alle 10, con il primo rilascio di ostaggi intorno alle 12.

C'è un'opzione affinché la pausa possa durare fino a 10 giorni ma i funzionari israeliani ritengono improbabile che duri così a lungo. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto annunciando l'accordo che per ogni 10 ostaggi in più che vengono rilasciati, ci sarà un giorno in più di pausa nei combattimenti.

In una prima fase, Israele libererà 150 detenuti palestinesi in cambio del rilascio di 50 ostaggi da parte di Hamas, scambio che dovrà avvenire in 4 giorni, con almeno 10 ostaggi liberati ogni giorno. In una seconda fase, potrebbero essere rilasciati altri 150 detenuti palestinesi, sempre in cambio di 50 ostaggi israeliani.

Al Jazeera scrive che Hamas fornirà ogni giorno agli israeliani una lista di circa 10 nomi di persone che verranno rimpatriate da Gaza, aggiungendo che gli ostaggi verranno consegnati alla Croce Rossa, che li porterà a sud, fino al valico di Rafah, attraverso l'Egitto e poi a casa in Israele. Il primo elenco dei nomi degli ostaggi sarà dato agli israeliani questa sera.

Hezbollah ha aderito al cessate il fuoco tra Israele e Hamas. Lo hanno riferito fonti del 'Partito di Dio' ad al Jazeera, precisando che pur non essendo stati coinvolti nei negoziati sospenderanno gli attacchi dal Libano.

La mediazione del Qatar: "Lavoro intenso e difficile, fiducia tra parti pari a zero"

E' stato un ''lavoro estremamente intenso e difficile'' quello che ha condotto il Qatar per riuscire a raggiungere ''un accordo tra le parti'', Israele e Hamas, ''che hanno un livello di fiducia tra loro pari a zero''. Lo ha dichiarato in una intervista esclusiva alla Cnn il capo dei mediatori del Qatar, il ministro degli Esteri di Doha Mohammed bin Abdulaziz Al-Khulaifi. I colloqui nelle ultime settimane ''sono andati a singhiozzo'', spiega, ma alla fine ''è significativo'' che si sia arrivati a ''quello che le parti vogliono''.

''Il nostro lavoro è stato estremamente intenso, come potete immaginare. E' un periodo di forte escalation, scontri militari, escalation umanitaria, invasione di terra'', ha detto Al-Khulaifi da Doha. Inoltre ci sono stati eventi ''che non hanno favorito un accordo e non hanno aiutato i mediatori'', ha affermato il capo della diplomazia di Doha, aggiungendo che il lancio di una ''operazione mirata'' da parte di Israele sull'ospedale al Shifa di Gaza City ha esercitato pressioni sui negoziati.

I commenti all'accordo

Il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha accolto con favore l’accordo umanitario mediato dall’estero tra i suoi rivali islamici di Hamas e Israele nella Striscia di Gaza, e ha chiesto soluzioni più ampie al lungo conflitto israelo-palestinese. L'amministrazione di Abbas, con sede in Cisgiordania, "apprezza lo sforzo di mediazione qatariota-egiziano", vuole una tregua prolungata con Israele e "l'attuazione di una soluzione politica basata sulla legittimità internazionale", si legge in un post sui social.

Intanto la Jihad islamica palestinese ha dichiarato su Telegram che nell'accordo raggiunto fra Israele e Hamas non saranno liberati 'prigionieri non civili israeliani', precisando che i soldati israeliani non saranno rilasciati finché “tutti i nostri prigionieri non saranno liberati dalle prigioni nemiche”. "Sottolineiamo il nostro continuo confronto con l'aggressore, a tutti i livelli politici e sul campo, al fine di contrastare tutti gli obiettivi di questa aggressione", ha aggiunto la Jihad islamica.

Gli Usa

"L'accordo è la dimostrazione dell'instancabile diplomazia e determinazione di molti esponenti del governo americano impegnati a far tornare gli americani a casa". Joe Biden ha espresso così, nero su bianco, la soddisfazione per l'accordo raggiunto. Dicendosi "straordinariamente grato" per il fatto che gli ostaggi, che "hanno sopportato settimane di prigionia e un'indicibile sofferenza", possano tornare alle loro famiglie, il presidente americano ha ringraziato poi "lo sceicco Tamim bin Hamad Al-Thani del Qatar e il presidente egiziano Abdel-Fattah El-Sisi per la loro cruciale leadership e partnership per raggiungere questo accordo". E apprezza "l'impegno del primo ministro Benjamin Netanyahu e il suo governo nel sostenere un'estesa pausa per assicurare che l'accordo possa essere applicato in pieno e possano essere portati aiuti umanitari per alleviare la sofferenza delle famiglie palestinesi innocenti a Gaza".

Tra le tre americane che faranno parte del primo gruppo di ostaggi rilasciati da Hamas nell'ambito dell'accordo annunciato ieri vi sarà Abigail Mor Idan, la bambina di 3 anni rapita durante l'attacco del 7 ottobre durante il quale i suoi genitori sono stati uccisi da Hamas. Lo rendono noto fonti americane che specificano che venerdì sarà il compleanno della piccola.

La cronaca della giornata

Nell'attesa dell'inizio della tregua l'esercito israeliano prosegue le operazioni a Gaza e annuncia di essere entrato nel quartier generale della 'brigata Gaza Nord' di Hamas, tra Beit Hanoun e Jabaliya. Il comando si trova nel sobborgo Sheikh Zaid, dove vivono numerosi operativi di alto livello del gruppo terroristico. La Brigata di fanteria israeliana 'Givati' è entrata nel compound, dove ha trovato numerosi tunnel, afferma l'Idf.

L'esercito israeliano ha ordinato l'evacuazione dell'ospedale indonesiano di Gaza City. Lo ha detto ad al Jazeera il direttore generale del ministero della Sanità di Gaza. Israele ha dichiarato che i militanti di Hamas si trovano nella struttura e hanno minacciato di agire contro di loro entro quattro ore. Dopo l'incursione di Al-Shifa la scorsa settimana, l'ospedale indonesiano è l'unica struttura nel nord di Gaza che ancora cura i pazienti feriti dagli attacchi israeliani. Ma da lunedì l'ospedale è nel mirino dell'Idf.

Le Forze di difesa israeliane affermano inoltre che le truppe hanno scoperto e distrutto circa 400 tunnel nella Striscia di Gaza dall'inizio dell'offensiva di terra il mese scorso grazie anche alle truppe dell'unità d'élite del genio militare Yahalom. Gli ingressi dei tunnel sono stati trovati in profondità all'interno di infrastrutture civili, tra cui edifici residenziali, scuole, ospedali e altri siti. L'esercito israeliano ha accusato Hamas di usare la popolazione palestinese di Gaza come scudi umani, collocando deliberatamente le sue infrastrutture all'interno dell'ambiente civile.

 Nuove vittime poi in Cisgiordania. Il ministero della Sanità palestinese con sede a Ramallah ha riferito che sei persone sono state uccise in un'operazione dell'esercito israeliano a Tulkarem, nel nord della Cisgiordania.

La lista degli obiettivi umanitari da non colpire

Da settimane l'amministrazione Biden fornisce ad Israele la lista degli obiettivi umanitari a Gaza per impedire raid contro le loro strutture. Ma Israele ha continuato a colpirle, rivela oggi Politico spiegando che le informazioni comprendono le coordinate Gps di una serie di strutture mediche e informazioni sui movimenti dei gruppi di assistenza umanitaria.

Secondo le fonti citate dal sito americano, è da un mese che gli Usa passano agli alleati queste informazioni, ma gli israeliani hanno lanciato operazioni nei pressi dei siti di aiuti umanitari, compresi ospedali. Non è chiaro se gli Usa abbiano compilato una formale "no strike list" o si tratta di informazioni date volta per volta.

Ma quello che è certo è che gli americani hanno trasmesso le coordinate dei gruppi che forniscono cibo e assistenza medica a Gaza, operando fuori dagli ospedali, in piccoli uffici e guest house. Tra i siti indicati dagli americani anche l'ospedale Al-Shifa, che è stato in parte attaccato dalle forze israeliane il 15 novembre.

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