Il leader supremo della Repubblica islamica accusa Washington e Tel Aviv di aver organizzato le manifestazioni esplose in almeno 140 città iraniane
"Un triste incidente". Così la Guida suprema della Repubblica islamica dell'Iran, il Grande Ayatollah Ali Khamenei, ha definito la morte di Mahsa Amini, deceduta a 22 anni a Teheran dopo essere stata arrestata dalla polizia morale con l'accusa di non aver indossato correttamente il velo islamico, l'hijab. "Ho il cuore profondamente spezzato" per la morte di Mahsa, ha aggiunto Khamanei nel suo primo discorso pubblico dallo scoppio della rivolta lo scorso 17 settembre. Ma qualcuno, ha sottolineato, dopo quanto accaduto "ha causato una situazione di insicurezza per le strade" e sono state organizzate delle "rivolte".
Khamenei, punta quindi il dito contro gli Stati Uniti e Israele. E accusa Washington e Tel Aviv di aver organizzato le manifestazioni esplose in almeno 140 città iraniane dopo la morte di Mahsa. ''Le rivolte in Iran sono state organizzate dagli Stati Uniti e dal regime sionista'', ha detto Khamene, che ha poi espresso sostegno alle forze della sicurezza iraniana, dicendo che si sono trovati a gestire ingiustizie durante le proteste.
"Se non fosse stato per questa ragazza, avrebbero creato un'altra scusa per creare insicurezza e rivolte nel Paese il primo giorno di Mehr di quest'anno", ha aggiunto Khamenei. ''Il rammarico americano'' per la morte di Mahsa Amini ''è una bugia, al contrario sono felici di aver trovato una scusa''. Ribadendo quindi che ''i recenti incidenti sono stati progettati dall'America, dal regime sionista e dai loro seguaci'', ha sostenuto che ''il loro problema principale è avere un Iran forte e indipendente e il progresso del paese''. Ma, ha aggiunto il Grande Ayatollah, ''la nazione iraniana è apparsa piuttosto forte in questi eventi ed entrerà coraggiosamente in campo ovunque sarà necessario in futuro''. Ha quindi espresso solidarietà nei confronti ''delle forze dell'ordine del paese, i Basij'' che insieme alla ''nazione iraniana sono state offese più di ogni altra cosa''.