Secondo Riccardo Alcaro dell'Istituto Affari Internazionali, Harris è l'unica candidata possibile. Con Trump-Vance uno scontro duro ma entusiasmante
"Kamala Harris sarà la candidata dei democratici, non riesco a vedere nessun altro nome papabile", spiega Riccardo Alcaro, coordinatore delle ricerche e responsabile del programma "Attori globali" dello IAI, Istituto Affari Internazionali, in un colloquio con l'Adnkronos. L'ipotesi di una convention aperta, in cui altre figure si scontrano per il sostegno dei delegati democratici, ha due rischi: "esporre le divisioni interne al partito, che esistono, e poi far saltare la connessione con quanto di buono ha fatto questa amministrazione negli scorsi anni. Va ricordato che si è trattato di una presidenza molto ambiziosa. Bisogna tornare a Lindon Johnson per trovare qualcuno così attivo sulle priorità dei progressisti: salute, ambiente, infrastrutture, assistenza agli strati più poveri della società. Una 'brokered convention' a poco più di due mesi dal voto sarebbe indice di grande instabilità".
"Poi c'è un ulteriore elemento", prosegue Alcaro. “Harris è l'erede 'naturale' di Biden, era con lui alla Casa Bianca e nella corsa delle primarie; dunque, ha già ricevuto un’investitura dalla base democratica. Se dovesse essere scalzata da un altro, magari un maschio bianco come quelli di cui si fa il nome in queste settimane, il rischio di conseguenze negative sul consenso di due elettorati fondamentali per i Dem, ovvero le donne e i neri, sarebbe altissimo. Certo, non è una figura politica che scalda il cuore, non ha un livello di gradimento altissimo, ma è dotata di acume politico e di un'intelligenza superiore. Davanti alle settimane frenetiche che attendono i democratici, è l'opzione migliore".
“Infine”, aggiunge l’esperto dello IAI, “lo scontro non sarà (solo) Trump contro Harris. In queste elezioni, più che in ogni altra nella storia recente, almeno per i democratici, il ticket presidenziale conterà moltissimo. Harris cercherà qualcuno che integri le sue caratteristiche. Parliamo di una donna, figlia di madre indiana e di padre giamaicano, molto istruita e di successo nella sua carriera di procuratrice, con un retroterra urbano-californiano. Allora è probabile che sceglierà come suo ‘running mate’ qualcuno che possa attrarre quel segmento elettorale in cui i democratici hanno perso credito in questi anni, ovvero i maschi bianchi lavoratori del Midwest. Un profilo come quello del governatore della Pennsylvania Josh Shapiro. Ma anche, non lo escludo, Gretchen Whitmer, governatrice del Michigan”, uno Stato chiave tra quelli in bilico, con un elettorato ‘blue collar’ che nel 2020 ha votato per Biden ma che oggi nei sondaggi preferisce Trump.
“Fino a poche settimane fa si preannunciava una campagna elettorale fatta di attacchi pesanti e sgradevoli ma soprattutto noiosa. Invece immaginare due donne con quei profili che sfidano Trump e JD Vance, la coppia che incarna il movimento iper-conservatore, nazionalistico e sciovinista, sarebbe davvero divertente ed entusiasmante per chi segue la politica americana”, conclude Alcaro.