Un "aiuto" dall'Italia e dalla comunità internazionale affinché "continuino ad alzare la voce contro la Cina" e restino al fianco delle persone di Hong Kong che si battono per la democrazia. E' quanto ha sollecitato l'attivista pro democrazia Joshua Wong, leader della protesta a Hong Kong, rispondendo alle domande dopo il suo intervento al Senato per una lezione dedicata al tema della libertà alla Scuola di formazione della Fondazione Farefuturo 'FormarsiNazione'.
Wong ha messo in guardia quei Paesi, come l'Italia, che hanno firmato l'accordo 'Belt & Road Initiative', sottolineando come Pechino "violi" i diritti umani. Poi ancora sulla situazione a Hong Kong ha aggiunto: "è importante che le persone in Italia, e nel resto del mondo, comprendano che la situazione è cambiata drammaticamente negli ultimi anni ed è impossibili tornare indietro".
Hong Kong "godeva di un prestigio globale come l'economia più liberale del mondo, ma ora il famigerato governo autoritario ha portato via la nostra libertà di elezione, la libertà di manifestare, la libertà di espressione e di idee", ha dichiarato ancora l'attivista sottolineando: "Parte dell'enorme prezzo sostenuto nella lotta per la libertà e la democrazia a Hong Kong è rappresentato dall'aumento delle vittime giudiziarie. Ad oggi, più di 10mila persone sono state arrestate da quando ha iniziato il movimento, oltre cento di loro sono giù rinchiusi in carcere. Dei 2.300 manifestanti attualmente perseguitati, 700 rischiano condanne fino a dieci anni per accuse di rivolta".
Tra questi ci sono anche tre ex deputati pro democrazia arrestati per aver, lo scorso giugno, diffuso liquido maleodorante nel LegCo, il mini-parlamento dell'ex colonia britannica, mentre era in corso il dibattito sulla legge che punisce chi insulta l'inno nazionale cinese. La polizia ha confermato gli arresti degli ex deputati per oltraggio e per aver tentato di usare sostanze nocive. I tre sono già stati rilasciati su cauzione e domani dovranno comparire davanti al tribunale di West Kowloon.
"Sono commosso dagli attivisti in Italia, che conoscevano a malapena questi attivisti di Hong Kong, ma che hanno persino preso parte ad uno sciopero della fame il mese scorso per chiedere il loro rilascio immediato", ha detto Joshua Wong riferendosi ai 12 attivisti che lo scorso agosto sono stati "rapiti dalla guardia costiera cinese mentre fuggivano per cercare rifugio politico a Taiwan". "Tutti loro sono ora detenuti segretamente in Cina, con il più giovane che ha solo 16 anni. Sospettiamo che siano sottoposti alla tortura nella loro detenzione e chiediamo aiuto a livello internazionale", ha aggiunto.
La lotta per la libertà a Hong Kong "non è ancora finita. Nei prossimi mesi rischierò fino a un massimo di cinque anni in carcere per assemblea non autorizzata. Ma le sbarre di una prigione non mi fermeranno mai nell'attivismo e nel pensiero critico", ha dichiarato ancora.
"Speriamo che la nuova Amministrazione americana ponga attenzione alla situazione di Hong Kong", aggiunto. Quello che sta accadendo nell'ex colonia britannica "non è una questione di destra o sinistra".