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Esperta Ispi: "Senza riconciliazione politica Kazakistan come Bielorussia"

Esperta Ispi:
10 gennaio 2022 | 12.31
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Nello scenario post-sovietico ogni Paese ha la propria "identità", ma quello a cui si assiste in Kazakistan ha dei tratti in comune con la situazione in Bielorussia. Se il regime del presidente Tokayev "userà solo la forza per reprimere il dissenso, senza avviare un processo di riconciliazione e di dialogo con l'opposizione, la sua legittimità ne uscirà compromessa" come accaduto a quello di Alexander Lukashenko. Lo afferma in un'intervista all'Adnkronos Eleonora Tafuro Ambrosetti, ricercatrice dell'Osservatorio Russia, Caucaso e Asia centrale presso l'Ispi.

Secondo l'analista, l'annuncio del Comitato per la sicurezza nazionale kazako sulla situazione che è tornata "sotto controllo" nasconde in realtà "una stabilità molto fragile" e solo "in apparenza" in quanto quelle forze che hanno protestato che appartengono "genuinamente" alla società civile "continueranno ad avere istanze politiche ed economiche e aspetteranno altre occasioni per manifestarle".

Tafuro Ambrosetti spiega quindi il comportamento di Mosca e l'invio in Kazakistan del contingente dell'Organizzazione del Trattato di sicurezza collettiva (Csto), sottolineando come Mosca "tema e osteggi" l'espansione della Nato verso Est e ci sia "frustrazione" nel governo russo perché negli anni scorsi da parte dell'Occidente ci sono stati "tanti riferimenti non scritti" e "allusioni" in merito. "Questo senso di accerchiamento non è sempre giustificato dalla realtà, ma è la narrativa politica che il Cremlino porta avanti da sempre", precisa.

Quello che è cambiato negli ultimi anni, secondo l'esperta, è il mondo "molto più aggressivo" in cui la Russia porta avanti le sue istanze, ma "non sono d'accordo con definire quella in Kazakistan un'invasione, è un'affermazione che non rispecchia la realtà". "Il Kazakistan - prosegue Tafuro Ambrosetti - è un Paese molto importante per la Russia, non solo per gli interessi commerciali e di sicurezza. Tuttavia, non c'è stata una strategia russa sul Kazakistan, ma una risposta alla crisi".

Sulla durata "limitata" della missione del contingente della Csto, come assicurato oggi da Vladimir Putin, l'analista ritiene che "dipenderà dalla situazione: la Russia e gli altri Paesi della regione stanno aspettando di vedere l'evoluzione della crisi interna", evidenziando come Tokayev abbia "chiamato in causa attori esterni e forze terroristiche internazionali per giustificare" il loro intervento.

"Il Kazakistan - conclude - non è un Paese particolarmente problematico per Mosca. Sebbene abbia mantenuto relazioni cordiali con l'Occidente e la Cina, è un Paese amico di lunga data. Per questo Mosca non ha necessità di tenere lì i soldati, ma la loro presenza è legata all'evoluzione della situazione. Se ci sarà stabilità, per la Russia sarà più utile averli al confine con Ucraina".

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