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Venezuela, Maduro dichiarato presidente. Ma opposizione rivendica: "Abbiamo vinto noi"

Secondo l'autorità elettorale il presidente uscente avrebbe ottenuto il 51% dei voti contro il 44% del candidato dell'opposizione Edmundo González Urrutia. Caracas denuncia "operazione potenze straniere contro processo elettorale". Blinken: "Conteggio dei voti sia equo e trasparente". Tajani: "Chiediamo accesso ad atti"

Nicolas Maduro - (Afp)
Nicolas Maduro - (Afp)
29 luglio 2024 | 07.21
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Caos in Venezuela dove, secondo la Commissione elettorale nazionale (Cne), Nicolás Maduro è stato rieletto presidente con il 51% delle preferenze contro il 44% del candidato dell'opposizione Edmundo González Urrutia. Dati contestati dalla leader di opposizione María Corina Machado: "Gonzalez - ha affermato - ha raccolto il 70% delle preferenze". "Abbiamo vinto e il mondo intero lo sa", ha affermato

Se confermato presidente, Maduro ricoprirà la carica per un terzo mandato consecutivo di sei anni, rappresentando la continuità del 'Chavismo' al potere, iniziato nel 1999 per mano dell'ex presidente Hugo Chávez. Maduro è al potere dalla morte di Chávez nel 2013.

Opposizioni denunciano brogli

Nella capitale Caracas, i sostenitori dell'opposizione sono stati visti piangere e abbracciarsi dopo l'annuncio dei risultati. Gli elettori si sono presentati in massa, con molti che dicevano che avrebbero lasciato il paese se Maduro avesse vinto, sottolineando la violenta repressione e il crollo economico sotto il suo governo.

Domenica sera, i leader dell'opposizione hanno affermato che si sono verificate irregolarità nelle elezioni, tra cui il divieto di accesso ai testimoni dell'opposizione presso la sede del Consiglio elettorale nazionale (Cne) mentre l'autorità contava i voti e il blocco dell'invio dei dati dai seggi elettorali locali alla sede centrale del Cne per impedire l'elaborazione di ulteriori voti.

Durante tutto il processo elettorale, sono aumentate le preoccupazioni circa il fatto che l'opposizione non avrebbe assistito a una competizione equa, poiché il governo di Maduro controlla tutte le istituzioni pubbliche in Venezuela ed è stato accusato di aver truccato le precedenti votazioni, accuse da lui negate.

Preoccupazioni comunità internazionale

Gli Stati Uniti hanno espresso dubbi sul fatto che i risultati annunciati dalla commissione elettorale venezuelana riflettano effettivamente la volontà del popolo venezuelano. "Siamo seriamente preoccupati che il risultato annunciato non rifletta la volontà o i voti del popolo venezuelano", ha detto il segretario di Stato americano Antony Blinken durante una visita a Tokyo, invitando la commissione elettorale a pubblicare i risultati completi e affermando che "è fondamentale che ogni voto venga conteggiato in modo equo e trasparente". Blinken ha invitato le autorità elettorali venezuelane a "condividere immediatamente le informazioni con l'opposizione e gli osservatori indipendenti". "La comunità internazionale sta osservando la situazione molto da vicino e risponderà di conseguenza", ha aggiunto.

Anche il vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani, su X ha scritto: "Ho molte perplessità sul regolare svolgimento delle elezioni in Venezuela. Chiediamo risultati verificabili ed accesso agli atti: il risultato che annuncia la vittoria di Maduro rispecchia veramente la volontà del popolo?".

L'Unione Europea chiede "trasparenza" sul processo elettorale in Venezuela. "Il popolo del Venezuela ha votato sul futuro del proprio paese in maniera pacifica e massiccia. La sua volontà deve essere rispettata", ha dichiarato l'Alto Rappresentante dell'Ue Josep Borrell, sottolineando sui social come sia "vitale" assicurare "la piena trasparenza del processo elettorale, compreso il conteggio dei voti e l'accesso agli atti dei verbali".

Caracas denuncia "operazione potenze straniere contro processo elettorale"

Il governo del Venezuela "allerta il mondo" denunciando un'operazione "di intervento contro il processo elettorale, il nostro diritto alla libera autodeterminazione e la sovranità della nostra Patria, da parte di un gruppo di governi e potenze straniere". In un post su X, il ministro degli Esteri Yvan Gil ha riportato un comunicato della presidenza, in cui si critica la "versione del famigerato, finito e sconfitto Gruppo di Lima", in riferimento al comunicato congiunto di Argentina, Costa Rica, Ecuador, Guatemala, Panama, Paraguay, Perù, Uruguay e Repubblica Dominicana, in cui si sottolinea come sia "essenziale avere garanzie che i risultati elettorali rispettino pienamente la volontà popolare espressa dal popolo venezuelano alle urne".

Nel comunicato si accusano inoltre esponenti politici quali l'ex presidente colombiano Iván Duque, l'ex presidente argentino Mauricio Macri, l'ex presidente colombiano Andrés Pastrana, l'ex presidente costaricano Óscar Arias e i senatori del Partito Repubblicano Marco Rubio e Rick Scott, con riferimento a un "gruppo di sicari politici di ultradestra specializzati nella destabilizzazione dei governi". Il comunicato citato dal ministro afferma che nel Paese il diritto di voto viene esercitato "con assoluta libertà e legalità" attraverso un "sistema trasparente, sicuro e inviolabile".

Congratulazioni di Iran e Russia

Il presidente russo Vladimir Putin si è congratulato con Nicolas Maduro per la sua rielezione a presidente del Venezuela. "Le relazioni tra Mosca e Caracas sono strategiche - ha scritto Putin su Telegram - Sono fiducioso che l'attività del capo di Stato continuerà a contribuire al loro sviluppo su tutti i fronti, sia in direzione degli interessi dei nostri popoli amici che nella costruzione di un ordine mondiale più equilibrato e democratico".

Anche il governo iraniano si congratula con Nicolas Maduro per la sua vittoria alle presidenziali venezuelane. "Ci congratuliamo con il popolo ed il governo di questo paese - ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanaani, citato dall'Irna - per lo svolgimento delle elezioni presidenziali e con il presidente eletto del popolo venezuelano". Kanaani osserva inoltre che le elezioni si sono svolte nonostante le minacce e le sanzioni imposte a Caracas e sottolinea i forti legami bilaterali dell'Iran con il Paese latinoamericano.

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