Abbas convoca riunione d'emergenza dei leader palestinesi. Dichiarati tre giorni di lutto nazionale
Sono almeno dieci i palestinesi uccisi nei violenti scontri che si sono registrati in Cisgiordania tra le forze della difesa israeliana e i palestinesi dalle prime ore di oggi. I violenti scontri, nel campo profughi di Jenin, sono scoppiati dopo un raid dell'esercito israeliano.
Il nuovo bilancio è stato diffuso dal ministero della Sanità dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) che ai nove morti di questa mattina nel campo profughi di Jenin, tra cui una donna di 60 anni, questa sera aggiunge il decesso del 22enne che era stato ferito nella città di A-Ram, a nord di Gerusalemme. Tra i venti feriti negli scontri al campo profughi c'è anche un bambino. Quattro feriti sono gravi.
Il presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) Mahmoud Abbas ha convocato una riunione di emergenza della leadership palestinese a Ramallah. Abbas ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale.
Il portavoce della presidenza dell'Anp, Nabil Abu Rudaineh, ha denunciato quello che ha definito il silenzio della comunità internazionale di fronte al ''massacro'' di Jenin. ''L'assenza di potere e il silenzio internazionale è ciò che incoraggia il governo dell'occupante a commettere massacri contro il nostro popolo'', ha detto Abu Rudaineh in una nota. "Il nostro popolo rimarrà determinato e non rinuncerà a Gerusalemme e ai luoghi santi, indipendentemente dai crimini e dai massacri commessi dalle forze di occupazione", ha aggiunto.
Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha convocato i principali ministri per una valutazione della sicurezza dopo il raid dell'esercito a Jenin.
Il primo ministro israeliano ha detto di non volere un'escalation con i palestinesi. "Netanyahu ha chiarito che Israele non vuole un'escalation, ma ha istruito le forze di sicurezza a prepararsi per ogni possibile scenario in vari teatri per assicurare la sicurezza dei cittadini israeliani", afferma un comunicato diffuso dall'ufficio del premier al termine della consultazione telefonica con i principali ministri e i responsabili della sicurezza.
"Non ci sono città rifugio per i terroristi", si legge ancora nel comunicato, citato da Times of Israel. "Ovunque l'Autorità palestinese non eserciti la sua autorità, saremo costretti ad entrare per sventare attacchi terroristici", ha aggiunto, sottolineando che le forze israeliane non hanno sparato per prime, ma hanno risposto al fuoco e fatto ogni sforzo per evitare di colpire civili innocenti.
Il rappresentante permanente palestinese presso le Nazioni Unite, Riyad Mansur, ha chiesto alla presidenza del Consiglio di Sicurezza una riunione d'urgenza dopo l'operazione israeliana nel campo profughi di Jenin. "La comunità internazionale deve agire per assicurare la protezione dei palestinesi sulla base del diritto umanitario delle risoluzioni dell'Onu", si legge nella lettera, in cui si sottolinea che è "urgente" indicare le responsabilità di chi ha commesso crimini contro i palestinesi.