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"Armi alla Russia, Cina ha detto sì": le carte Usa

Il documento rivelato dal Washington Post e datato 23 febbraio

13 aprile 2023 | 18.34
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La Cina ha approvato "la fornitura di aiuti letali" alla Russia per la sua guerra in Ucraina, e intendeva farlo in segreto, mascherando l'equipaggiamento militare come beni di natura civile. E' quanto contenuto in un altro dei documenti segreti militari Usa, al centro della clamorosa fuga di notizie, che è stato ottenuto dal Washington Post.

Secondo quanto riferisce il Post l'informativa, apparentemente ottenuta da un'intercettazione condotta dai servizi Usa sul Svr, i servizi di intelligence russi, era stata inserita in un sommario top secret, datato 23 febbraio, in cui l'Ufficio del direttore della National Intelligence aveva inserito informazioni relative ad Ucraina e Russia.

Al suo interno si fa riferimento a 'segnali di intelligence' che indicano che i servizi russi hanno riportato che la commissione militare centrale della Cina ha "approvato un incremento della fornitura" di armi ma che intende mantenere la cosa segreta. Non sono specificate le fonti del Svr.

"Secondo quanto riportato, Pechino ha approvato invii segreti di armi letali alla Russia", si legge nel sottotitolo del documento che è intitolato "The Watch Report", contentente "un sommario delle informazioni recenti ed altri elementi scelti dell'intelligence community".

Il rapporto rappresenta la prova più dettagliata finora emersa pubblicamente a sostegno dei continui moniti, pubblici e privati, rivolti dall'amministrazione Biden a Pechino riguardo alla questione delle armi alla Russia. Interpellato dal Post, l'ufficio del direttore della National Intelligence non ha voluto commentare. Mentre un alto funzionario dell'amministrazione ha affermato che "non vediamo prove che la Cina abbia trasferito armi o fornito assistenza letale alla Cina, ma rimaniamo preoccupati e continuiamo a monitorare con attenzione".

La Cina, che rivendica una posizione neutrale sulle guerra, ha denunciato le dichiarazioni di Washington, affermando che non accetterà la politica "del dito puntato degli Stati Uniti" quando è Washington ad immettere una massiccia quantità di armi nella guerra.

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