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Papa: Gran Mufti di Turchia, benvenuto all''amico dei poveri'/Aki

Alla vigilia della visita del Pontefice, Mehmet Gormez chiede un appello contro l'Islamofobia e condanna senza mezzi termini la persecuzione dei cristiani in Iraq e Siria. E poi spiega che la solidarietà, non il dialogo, produce la pace.

Papa: Gran Mufti di Turchia, benvenuto all''amico dei poveri'/Aki
27 novembre 2014 | 15.15
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Un uomo pieno di "buone qualità", che rispetto "ai problemi della fame e della povertà nel mondo" dimostra una "sensibilità maggiore" rispetto a quanto la Chiesa ha fatto in passato. Questa è l'immagine di Papa Francesco in Turchia, paese in cui sarà in visita da domani fino al 30 novembre. La massima autorità religiosa del paese islamico, il Gran Mufti Mehmet Gormez, si aspetta che nel suo viaggio il Pontefice "amico dei poveri" rivolga "un appello al mondo per una giusta ripartizione delle risorse" e per "più aiuti" ai bisognosi.

Islamofobia in Occidente, persecuzione dei cristiani in Medio Oriente, dialogo tra religioni e guerre combattute con il pretesto della fede sono i temi che Gormez, alla guida della Direzione Affari religiosi, spera di affrontare con il Santo Padre, come spiega in un'intervista ad Aki-Adnkronos International. Non usa mezzi termini, il Gran Mufti, per descrivere le violenze che i cristiani e le altre minoranze religiose subiscono in paesi come la Siria e l'Iraq, dove imperversano gli estremisti dello Stato islamico (Is).

Sono "inaccettabili", dice, perché "separare un popolo da un altro sulla base dell'appartenenza religiosa e settaria è un tradimento delle antiche tradizioni di questa zona". Più volte in Occidente si è chiesta una presa di posizione netta da parte dei leader musulmani contro gli orrori commessi dall'Is. E Gormez, che già in passato ha lanciato "appelli e dichiarazioni" in proposito, non esita a farlo di nuovo, perché non c'è interpretazione "valida" dell'Islam che giustifichi questi atti.

'Islam ripudia terrorismo, guerre tra religioni producono ferite insanabili'

Il Gran Mufti si rifà alla storia, ai "1.500 anni" in cui, in quelle terre, "tutte le religioni e le sette hanno vissuto fianco a fianco". "Il concetto di cittadinanza uniforme in questa zona è stato introdotto di recente", dice, denunciando una "volontà politica" dietro la persecuzione di chi è 'diverso'. "Nella storia - ricorda - le società che hanno sofferto di guerre tra religioni o di conflitti interreligiosi hanno avuto grandi difficoltà a ricostruirsi e prosperare".

La stessa religione islamica, spiega Gormez, è tra le prime vittime delle tragedie che vive la regione. "Con i fatti recenti in Medio Oriente - dice - i tentativi di creare una fobia dell'Islam sono cresciuti, traducendosi in tentativi di negare in Occidente le libertà religiose per gli islamici, conquistate nei secoli passati". Da Papa Francesco, il Gran Mufti si aspetta quindi che "dia un messaggio al mondo contro la propaganda anti-islamica" e contro i "tentativi di creare la sensazione diffusa che l'Islam va di pari passo con il terrorismo e con la violenza".

Le crisi in Siria, in Iraq e in tutta la regione, a suo giudizio, nulla hanno a che fare con l'Islam, ma sono legate a "interessi economici e politici", ai "governi autoritari" che hanno governato quei paesi" e non ultimo alla "occupazione dell'Iraq". E' necessaria quindi una "soluzione politica". "Nessuno - sostiene il Gran Mufti - deve far pagare all'Islam il conto dei traumi che abbiamo conosciuto negli anni recenti".

'Dialogo tra religioni non è concetto giusto, serve solidarietà tra popoli'

Molti guardano al viaggio di Papa Francesco in Turchia come a un'occasione per approfondire il dialogo tra Islam e Cristianesimo. Ma per il Gran Mufti "dialogo tra religioni non è una definizione giusta". "Nessuno vuole che la sua religione e i suoi convincimenti teologici siano confermati da un'altra religione", dice. Per questo il dialogo "non solo non è realistico, ma è anche contro l'essenza delle religioni".

Quello che ci vuole per rafforzare la reciproca comprensione è la "solidarietà sulle questioni sociali e globali" tra "i diversi popoli di fedeli" e "non tra religioni". Quello che la visita del Pontefice può aiutare a chiarire, secondo Gormez, è che "l'Islam ha nella pace il suo principio di base, non nella violenza e nel conflitto".

In questo senso, spiega il religioso, si può dire che tutto "l'Islam si unisce in un appello al mondo, affinché si costruisca una società basata sulla giustizia, sullo stato di diritto e su alti valori morali, perché l'Islam vuole che la pace sia sovrana".

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