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Comunicato stampa

Inps chiede 36.000 euro ma viene condannato a pagarne 50.000

Unilavoro
Unilavoro
14 novembre 2022 | 12.13
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Milano, 14 Novembre 2022. Clamorosa sentenza del Tribunale di Lecce annulla una cartella da 36000 euro di contributi richiesti da Inps e Agenzia Riscossione ma non solo. I giudici accertano anche che il contribuente aveva già pagato quasi 50.000 euro non dovuti e condanna gli enti al rimborso. Contemporaneamente, in altro processo a Brindisi, il Tribunale ha sospeso oltre un milione di euro di contributi a un’azienda con più di 60 dipendenti salvando, per ora, i posti di lavoro. Insorgono le associazioni “I motivi sono sempre gli stessi, ossia richieste di contributi già prescritti, l’aggravio di interessi stellari illegittimi e l’invio di pec da indirizzi sconociuti…Vogliamo aprire subito un tavolodi confronto con il Governo per eliminare queste pretese prima ancora di un’eventuale nuova rottamazione”.

Sta facendo molto scalpore una recente sentenza del Tribunale di Lecce in materia di contributi previdenziali richiesti a un imprenditore leccese difeso dall’Avv. Matteo Sances (sentenza n.2460 del 21.09.2022 visibile su www.partiteivanazionali.it sez. Documenti). Il Giudice, infatti, oltre ad accogliere l’eccezione di prescrizione dei contributi ha accertato non solo che le somme non erano dovute ma ha addirittura condannato l’Inps a restituire quasi 50.000 euro incassati illegittimamente.

Cosa molto importante è che la sentenza non è stata appellata dagli enti e dunque è passata in giudicato nei giorni scorsi diventando un precedente giudiziario di assoluto valore.

Sul punto interviene il Presidente di Partite Iva Nazionali - neo-confederata ad Unilavoro PMI – Dott. Antonio Sorrento, che spiega “I giudici hanno reso giustizia a un imprenditore vicino alla nostra associazione riconoscendo la consolidata giurisprudenza della Cassazione che sancisce non solo la prescrizione dei contributi previdenziali in 5 anni ma prevede anche che una volta prescritti l’Inps non possa in nessun caso accettare i pagamenti dai contribuenti (si veda Cassazione a Sezioni Unite n.23397 del 16.11.2016). Ecco perché dopo l’ennesima richiesta degli enti abbiamo fatto i conti di quanto pagato in passato dall’imprenditore e siamo rimasti sconvolti: infatti, non solo era stato pagato molto di più rispetto al dovuto ma i pagamenti erano stati fatti ben oltre i 5 anni e dunque dovevano essere restituiti. Discorso analogo, purtroppo, per un’altra azienda di Brindisi che per ora è riuscita a ottenere dal Tribunale la sospensione di oltre un milione di euro di contributi e a salvare oltre 60 dipendenti e le loro famiglie (ordinanza del Tribunale di Brindisi del 19.10.2022)”.

Continua il Dott. Sorrento “Questa situazione è a dir poco paradossale se si pensa che prima di avviare questa causa il contribuente ha cercato invano di confrontarsi con gli enti competenti senza ottenere risposte. E’ assurdo che gli enti continuino a chiedere il pagamento di contributi prescritti ed ecco perché insieme ai nostri professionisti stiamo preparando una serie di petizioni e proposte di legge sul punto. L’intenzione è quella di coinvolgere anche i professionisti ed ecco perché ringrazio personalmente gli Avvocati Sergio Patrone e Francesco Tortorella del foro di Roma e l’Avv. Francesco Foresio del foro di Lecce oltre al Dott. Matteo Mangia, segretario dell’Unione Giovani Commercialisti di Lecce per il supporto”.

Intervengono anche il Segretario Nazionale di Unilavoro PMI, Dr. Vito Frijia insieme al suo Vice Pres. Naz. Dr. Giangrazio Ceglia, i quali evidenziano che “E’ sicuramente importante segnalare alle istituzioni questa grave anomalia del sistema perché non è ammissibile continuare a chiedere alle imprese somme non dovute e costringere i contribuenti ad avviare cause legali lunghe e costose. Nei prossimi mesi, insieme a PIN, cercheremo di sensibilizzare le istituzioni a cancellare queste pretese prima ancora che venga approvato un eventuale condono perché se i contributi previdenziali prescritti non sono dovuti non devono essere assolutamente pagati e la cancellazione di queste pretese è un atto dovuto”.

Per maggiori informazioni

Centro Studi Giuridici Sances : www.centrostudisances.it

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