Le risposte di Fabi dopo l'eppello rivolto nei giorni scorsi alle banche contro l'aumento dei mutui a tasso variabile
Alleviare l'impatto dell’aumento delle rate di rimborso dei mutui a tasso variabile è l'appello rivolto nei giorni scorsi alle banche. Si parla, pertanto, di spalma-mutui. Ma come si potrà ottenere un alleggerimento della rata? Ci sono rischi per le famiglie? A queste domande risponde la Fabi che oggi ha pubblicato un'analisi sul totale dei crediti deteriorati delle banche riconducibili a nuclei familiari.
Le proposte da parte delle banche sono svariate: possibile allungamento dei tempi di rimborso dei mutui a tasso variabile, inserimento di un tetto massimo di variazione dei tassi, sospensione temporanea del pagamento della quota capitale delle rate dei mutui a tasso variabile e/o fisso. Tutte le soluzioni, avverte la Fabi, non sono a costo zero per le famiglie e imprese, perché ognuna di essa modifica il piano di ammortamento del prestito, perciò, la "sensibilizzazione" della clientela deve essere valutata bene.
Quello che è necessario è fare attenzione a tali aspetti e valutarne la convenienza in funzione delle caratteristiche originarie del mutuo (importo, durata, tipologia di tasso, fisso o variabile, tasso di interesse nominale, tipologia di ammortamento) nonché della durata della sospensione richiesta. L’allungamento delle rate comporta un maggior esborso in termini di interessi e può precludere, alla clientela, di beneficiare a pieno di un eventuale, e probabile, calo dei tassi nel medio-lungo periodo.
Altro aspetto fondamentale, spiega ancora la Fabi, sono le regole in materia di default - che sono state modificate a partire dal 1 gennaio 2021 con la pubblicazione di un Regolamento dell’Unione europea e specifiche linee guida da parte delI’Eba – finalizzate a uniformare i criteri di classificazione a default. I casi previsti sono: ritardo di oltre 90 giorni consecutivi, limite 100 euro e superiore all’1% dell’esposizione verso il gruppo bancario per un cliente privato o pmi, limite di 500 euro per le imprese e superiore all’1% dell’esposizione verso il gruppo bancario per le imprese. In passato, non esisteva una soglia minima, la soglia era pari al 5% ed era possibile la compensazione con altre linee di credito non utilizzate.
Nei casi in cui una banca decide di proporre una soluzione di allungamento dei paini di rimborso del prestito (ciò equivale ad una ristrutturazione del debito) è necessario fare attenzione anche a queste regole. Il rischio è che la modifica del piano di ammortamento per l’allungamento del prestito equivalga a un ritardo nel pagamento del debito e se questo avviene il debitore viene classificato in default con conseguenze per la banca (aumento dei crediti deteriorati e accantonamenti) e per la clientela (difficoltà di accesso a nuovo credito).