La decisione della Banca centrale, che ha lasciato invariato il costo del denaro, prolunga l'attesa
Chi sperava nel taglio dei tassi deve aspettare ancora, quasi sicuramente fino a giugno. La Bce li ha lasciati fermi, nonostante abbia tagliato le stime dell'inflazione, e le parole della presidente Christine Lagarde fanno convergere le aspettative su una decisione per l'inizio dell'estate. Per ora, tutto fermo, in attesa che i dati certificano una svolta 'definitiva'. Ha prevalso l'approccio cauto dei 'falchi', che hanno evidentemente una maggioranza in Consiglio rispetto alle 'colombe' e che ritengono sia ancora troppo presto per abbassare la guardia.
La conseguenza più tangibile, guardando all'economia reale, è la ripercussione sui mutui. Chi ha visto le rate dei contratti variabili salire vertiginosamente durante la sequenza infinita di rialzi del costo del denaro, si trova ora a dover fronteggiare un recupero molto più lento di quanto si potesse prevedere considerando l'andamento dei prezzi. L'alternativa resta quella con cui ci si è dovuti confrontare negli ultimi mesi: o si resiste, nel caso in cui la rata sia ancora sostenibile per qualche mese, o si tenta la strada della surroga, considerato che i tassi fissi per i nuovi contratti sono nel complesso in discesa. Non a caso, nei primi due mesi del 2024 la quota di mutui a tasso fisso sul totale della domanda è salita al 25% dal 17% dello stesso periodo del 2023.
La prospettiva, ora, è quella di una decisione sul taglio dei tassi a giugno. Lagarde è stata esplicita in questo senso. In questa riunione il Consiglio Direttivo della Bce "non ha discusso di taglio dei tassi: abbiamo solo iniziato a discutere" su come invertire la politica restrittiva adottata nel 2022-23. Per una eventuale decisione "avremo pochi dati ad aprile ma molti di più a giugno. E questo conta, perché siamo legati ai dati".
Perché questo ulteriore slittamento rispetto alle aspettative dei mercati, che a inizio anno già scontavano un imminente e rapida inversione di tendenza? Perché gli attuali equilibri non consentono di fare quello che la Bce ha fatto in passato, ovvero dettare la linea agendo sulla leva della politica monetaria. Al contrario, ora la Banca centrale segue, e con enorme cautela, quello che il contesto propone. Non solo aspetta i dati, ma li aspetta in quantità tale da rendere la propria decisione una conseguenza quasi 'meccanica'. Lo spiega bene Carlo Cottarelli, non certo un 'contestatore' dell'ortodossia. "Credo che la Bce dovrebbe tagliare i tassi; anzi, avrebbe dovuto farlo già a gennaio", dice, citando i dati sull'inflazione che sta "già viaggiando ad una velocità inferiore al 2%". E allora, si chiede, perché la Bce non è più coraggiosa? "Perché, temo, le cosiddette colombe hanno perso credibilità". Un'analisi che suggerisce un dato di fatto: si poteva, e si doveva, rispondere con più tempestività, di fronte a un contesto che è evidentemente cambiato. (Di Fabio Insenga)