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Bankitalia, Panetta: "Italia è tornata a competere, ora focus su tecnologia, lavoro e debito"

Il governatore della Banca d'Italia: "Ritardo Mezzogiorno ed elevato debito questioni ineludibili. Reddito reale famiglie fermo al 2000. Nel lavoro ruolo decisivo capitale umano"

Fabio Panetta - (Fotogramma)
Fabio Panetta - (Fotogramma)
31 maggio 2024 | 11.35
LETTURA: 8 minuti

"Non dobbiamo farci illusioni: la nostra economia soffre ancora di problemi gravi, alcuni radicati e di difficile soluzione. Il ritardo economico del Mezzogiorno e l’elevato debito pubblico sono questioni ineludibili per la politica economica". Ad affermarlo il governatore della Banca d'Italia, Fabio Panetta, nel corso delle sue prime considerazioni finali.

"Così come i vincoli alla concorrenza che in molti settori creano rendite di posizione e limitano l’accesso di nuovi operatori, comprimendo l’innovazione, la produttività e l’occupazione. Dobbiamo aprire l’economia alla concorrenza e offrire a tutti l’opportunità di valorizzare i propri talenti", ha detto ancora Panetta.

L'Italia in ogni caso "non è condannata alla stagnazione. La ripresa registrata dopo la crisi pandemica è stata superiore alle previsioni e a quella delle altre grandi economie dell’area. Contrariamente a quanto avvenuto in episodi di crisi del passato, è stata intensa anche nel Mezzogiorno". Ma, ha comunque proseguito ricordando le crisi passate, queste "hanno colpito l’economia italiana con durezza" eppure "alcuni degli indicatori che in quella fase alimentavano i timori di declino sembrano oggi dirci che un’inversione di tendenza è possibile". Infatti, ha detto ancora Panetta, "nella pronta ripresa di esportazioni e investimenti dell’ultimo quadriennio si possono leggere segnali di ristrutturazione del sistema produttivo e di una sua ritrovata capacità di competere sui mercati internazionali".

L'elevato debito pubblico italiano, "frutto di squilibri accumulati in passato" è una "zavorra" che "ci costringe ogni anno a impegnare considerevoli risorse pubbliche per pagare interessi, sottraendole all’innovazione e allo sviluppo" e per liberarsi da questo "fardello" servirà "coniugare prudenza fiscale e crescita", ha continuato Panetta suggerendo come "affrontare il problema del debito richiede un piano credibile volto a stimolare la crescita e la produttività, e nel contempo a realizzare un graduale e costante miglioramento dei conti pubblici".

Questo piano, ha proseguito il governatore, "dovrà collocare il debito in rapporto al prodotto su una traiettoria stabilmente discendente. Quanto più la prospettiva di riduzione del debito sarà credibile, tanto minori saranno i rendimenti che gli investitori chiederanno per detenerlo. Ciò renderà a sua volta meno arduo l’aggiustamento. Sono necessarie - ha detto ancora - scelte attente soprattutto dal lato della spesa, al fine di riorientarne la composizione in favore dello sviluppo e di eliminare le inefficienze. Un contributo dovrà derivare dal contrasto all’evasione fiscale, sulla scia dei risultati positivi registrati in questo campo nell’ultimo decennio", ha spiegato Panetta.

La "partita del futuro" si giocherà "sul fronte della tecnologia" e questo vale sia "per l'Italia come per il resto d’Europa", per cui "servirà valorizzare la ricerca, accompagnare il sistema produttivo nella sua trasformazione proteggendo i più svantaggiati, creare un ambiente normativo, economico e finanziario che favorisca l’assunzione di rischi imprenditoriali nei settori innovativi e che limiti il potere monopolistico di pochi grandi attori, ha quindi sottolineato.

Salari e lavoro

In Italia "l'evoluzione dei salari ha riflesso il ristagno della produttività: i redditi orari dei lavoratori dipendenti sono oggi inferiori di un quarto a quelli di Francia e Germania. In termini pro capite, il reddito reale disponibile delle famiglie è fermo al 2000, mentre in Francia e in Germania da allora è aumentato di oltre un quinto", ha detto ancora Panetta

Il capitale umano "ha un ruolo decisivo" e "il ritardo rispetto a molti Paesi avanzati nelle competenze lavorative di giovani e adulti si riflette in un’occupazione sbilanciata verso le professioni meno qualificate". Per cui, ha proseguito, "competenze e conoscenze, da nutrire e rivitalizzare lungo tutto l’arco della vita, sono il cardine non solo del progresso economico, ma anche e soprattutto di quello civile".

"E' possibile che un sostegno all’occupazione derivi da un flusso di immigrati regolari superiore a quello ipotizzato dall’Istat. Occorrerà gestirlo, in coordinamento con gli altri Paesi europei, bilanciando le esigenze della produzione con gli equilibri sociali e rafforzando le misure di integrazione dei cittadini stranieri nel sistema di istruzione e nel mercato del lavoro", ha detto ancora il governatore di Bankitalia ricordando come "decisi aumenti dei tassi di occupazione, fino ai livelli medi dell’area dell’euro, potrebbero arrivare a controbilanciare gli effetti del calo demografico e mantenere invariato il numero degli occupati".

"E' chiaro - ha però indicato - che anche con maggiore occupazione e maggiori flussi migratori l’apporto del lavoro alla crescita dell’economia non potrà che essere modesto. Solo la produttività potrà assicurare sviluppo, lavoro e redditi più elevati".

Quanto all'occupazione italiana potrebbe aumentare grazie a "misure volte a promuovere una diversa organizzazione del lavoro tra quello in presenza e quello a distanza". E potrebbe favorire la crescita dell'occupazione anche "una revisione del sistema di detrazioni e trasferimenti che riduca i disincentivi al lavoro del secondo percettore di reddito in una famiglia" così come "l’adozione di politiche per stimolare l’assunzione di persone da tempo fuori dal mercato del lavoro", ha aggiunto.

Ue e Bce

Oggi va "evitato che la politica monetaria diventi eccessivamente restrittiva, spingendo l’inflazione al di sotto dell’obiettivo simmetrico della Bce" e "per i prossimi mesi, se i dati risulteranno coerenti con le attuali previsioni, si profila un allentamento delle condizioni monetarie", ha indicato ancora Panetta, assicurando: "Ciò non interromperà l’azione volta a ripristinare la stabilità dei prezzi. L’orientamento monetario rimarrebbe infatti restrittivo anche con più tagli dei tassi ufficiali: il livello atteso dei rendimenti reali desumibile dai mercati finanziari, che pure incorpora una riduzione dei tassi di riferimento di 60 punti base nel corso del 2024, rimane per molti mesi superiore a qualsiasi stima plausibile del tasso naturale".

"Nel definire il percorso di riduzione dei tassi ufficiali bisognerà considerare che un’azione tempestiva e graduale permetterà di contenere la volatilità macroeconomica rispetto a un’azione tardiva e precipitosa", ha quindi detto.

In Europa "politiche comuni sono necessarie nel campo ambientale, della difesa, dell’immigrazione, della formazione", ha spiegato. Come ha ricordato, "l'impegno finanziario sarà ingente: per le sole transizioni climatica e digitale e per aumentare la spesa militare al 2% del Pil, la Commissione europea stima un fabbisogno di investimenti pubblici e privati di oltre 800 miliardi ogni anno fino al 2030. Perseguire un piano così vasto a livello nazionale - ha aggiunto il governatore - comporterebbe duplicazioni di spesa e la rinuncia alle economie di scala. Incontrerebbe ostacoli nella capacità fiscale di più Paesi, con il rischio di compromettere la necessaria ampiezza dell’impegno e di accentuare la frammentazione del mercato unico. E poiché molti progetti riguardano beni pubblici comuni quali l’ambiente e la sicurezza esterna, un ammontare di investimenti insufficiente danneggerebbe tutti i paesi e tutti i cittadini dell’Unione. È pertanto necessario, nell’interesse collettivo, realizzare iniziative a livello europeo".

Banche

In Italia, "il quadro è migliorato anche per le banche meno significative, sottoposte alla nostra diretta supervisione. I coefficienti patrimoniali sono aumentati, anche su sollecitazione della Banca d’Italia" e "ciò ha riflesso l’evoluzione dei profili di rischio, in particolare quello di un rapido aumento dei tassi di interesse, poi materializzatosi". E ha ricordato come l'istituto di via Nazionale abbia "intensificato l’azione di vigilanza per prevenire e affrontare tempestivamente casi di difficoltà riconducibili a debolezze nel governo societario e nei controlli interni".

"Riguardo ai rischi" per il sistema bancario "connessi con il quadro macroeconomico" ci sono due aspetti: la "qualità del credito" e "la liquidità", ha indicato il governatore della Banca d'Italia.

Le reazioni

“Abbiamo molto apprezzato la relazione del governatore di Banca d’Italia, ne condividiamo diversi punti. Il primo, ovviamente, che serve un cambio di passo dell’Europa perché sappiamo benissimo che le politiche anti industriali fatte nel passato hanno messo in difficoltà le nostre imprese. Mettere al centro industria è un tema”, ha commentato il presidente di Confindustria Emanuele Orsini aggiungendo: “Secondo bisogna incrementare la produttività del paese e la via è quella degli investimenti. Terzo, il capitale umano che manca, anche in vista delle nuove tecnologie che arriveranno. Questi punti di attenzione sono anche i nostri”.

“Un ottimo esordio del governatore Panetta nella migliore delle tradizioni della Banca d’Italia. Una grande visione internazionale, con le criticità e le potenzialità. Una forte propulsione europea per lo sviluppo sia delle istituzioni che nell’economia”. Così il presidente dell’Abi Antonio Patuelli parlando con i giornalisti al termine delle considerazioni finali del governatore di Banca d’Italia.

L’intervento è stato molto “bello, molto europeista” e “ben bilanciato”. Così l’economista Carlo Cottarelli sulle considerazioni finali del governatore della Banca d’Italia. Sull’importanza di avviare il taglio dei tassi da parte della Bce, Cottarelli ha dunque auspicato: “Spero cominci presto”.

Nella relazione finale del governatore di Banca d’Italia “ci sono una serie di dati che confermano una situazione molto precisa: salari bassi, giovani che se ne vanno all’estero, un paese che sta invecchiando e ha bisogno di altre persone, dei migranti, e la necessità di investire in modo serio su formazione e crescita. Questo insieme di cose mi fanno dire che occorre aumentare i salari, combattere la precarietà”. Così il segretario generale della Cgil Maurizio Landini .

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