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Navalny, Salvini: "Avvelenato? Faranno chiarezza giudici". La risposta dell'Ue

Il portavoce agli Affari Esteri della Commissione europea, Stano: "Responsabilità ultima della morte ricade su Putin, non serve indagine penale"

Matteo Salvini - (Fotogramma)
Matteo Salvini - (Fotogramma)
20 febbraio 2024 | 12.17
LETTURA: 3 minuti

"Difficilmente riesco a sapere quello che succede in tempo reale in Italia. Se la moglie dice che è stato avvelenato ci saranno elementi, immagino uscirà qualcosa. Come posso giudicare cosa succede dall'altra parte del mondo? C'è un morto, bisogna fare assolutamente chiarezza, la fanno i medici e i giudici". Così, ai microfoni di Rtl 102,5, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini sulla morte dell'oppositore russo Alexei Navalny, morto venerdì scorso in una colonia penale russa.

La replica dell'Ue a Salvini

L'Unione europea ha approvato "a 27" una dichiarazione sulla morte di Alexey Navalny in una prigione dell'Artico russo, nella quale si afferma che la "responsabilità ultima" del decesso è del presidente Vladimir Putin, quindi gli esponenti di governo che sostengono che bisogna aspettare la magistratura russa, come ha fatto il leader della Lega Matteo Salvini, farebbero meglio a "leggere" quello che i governi, incluso il proprio, approvano. Così il portavoce agli Affari Esteri della Commissione europea, Peter Stano, commenta le dichiarazioni del leader leghista sul decesso in carcere del principale oppositore di Putin.

"Posso solo dire - afferma Stano - che la posizione dell'Ue sulle questioni di politica estera, inclusa la morte o l'assassinio di Alexey Navalny, è oggetto di dichiarazioni a 27. E la dichiarazione a 27 dell'Ue, che è stata concordata anche dall'Italia, dice che l'Ue è indignata per la morte dell'oppositore russo Alexey Navalny, la cui responsabilità ultima ricade sul presidente Putin e sulle autorità russe. Non serve un'indagine penale su che cosa esattamente abbia causato la morte di Navalny. Ricordiamo che ci sono state intimidazioni continue nei confronti di Navalny, mettendolo in prigione, poi mettendolo in isolamento e spostandolo oltre il Circolo polare artico".

"E non dimentichiamo - continua - che cosa è successo all'inizio: venne avvelenato con un'arma chimica di livello militare, il Novichok, alcuni anni fa, cosa sulla quale fino ad oggi le autorità russe non hanno indagato a dovere. C'era già stato, quindi, un attentato alla sua vita usando un agente nervino. Se guardiamo alla storia, è molto chiaro chi è responsabile di questa morte. I 27 Stati membri sono stati molto chiari su questo: forse la raccomandazione ai membri del governo è solo di leggersi quello che i governi approvano e adottano", conclude.

Tajani

"Ho parlato a lungo con la moglie di Navalny ieri, le ho ribadito la vicinanza e la solidarietà del governo italiano e il nostro impegno a difesa della democrazia e della libertà di opinione. Abbiamo chiesto la liberazione di tutti i detenuti politici in Russia. Noi continueremo a difendere il diritto di ogni cittadino a esprimere le proprie idee", ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, leader di Forza Italia, a margine di una conferenza stampa alla Camera.

"E' chiaro che i fatti dovranno essere accertati però è indubbio che Navalny sia stato fatto morire. Non sappiamo se è stato ucciso fisicamente da un killer, ma si può provocare la morte di una persona anche con una detenzione incompatibile con la vita. E questo è successo: Navalny stava in un gulag, come quelli che usava l'Unione sovietica", ha rimarcato il titolare della Farnesina.

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