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Minds On - Bassoli (Hpe): dati, supercomputer e un futuro su cui investire

Il presidente e amministratore delegato di Hewlett Packard Enterprise è l'ospite della nuova puntata di Minds On. Si è parlato di competitività, supercomputer (italiani!), IA e un uso dei dati industriali che può liberare 280 miliardi in tre anni

Minds On - Bassoli (Hpe): dati, supercomputer e un futuro su cui investire
27 settembre 2024 | 13.50
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Nella nuova puntata di “Minds ON”, la serie curata e prodotta da Adnkronos e Centro Economia Digitale, è intervenuto Claudio Bassoli, presidente e amministratore delegato di HPE, Hewlett Packard Enterprise Italia.

Con Giorgio Rutelli, vicedirettore Adnkronos, e Rosario Cerra, fondatore e presidente del Centro Economia Digitale, ha discusso del rapporto Draghi sulla competitività, degli investimenti della sua azienda in Italia, degli accordi stretti con Nvidia, del supercomputer che stanno sviluppando con Eni. Ovviamente si è parlato di intelligenza artificiale, ma anche di questioni che si affrontano raramente, pur essendo centrali: ad esempio del Data Act, regolamento europeo concepito per migliorare l’economia dei dati nell’Ue e promuovere un mercato competitivo, incoraggiando l’innovazione.

“Ho la fortuna di lavorare da qualche decennio nel settore del digitale, e gli investimenti sono alla base di tutto. In questi anni ho lavorato in modo molto attivo per attrarre più di 8mila miliardi di dollari in investimenti nel nostro Paese, che hanno permesso di aprire centri di ricerca sulle tecnologie più varie, dalla fotonica alla telefonia Ip, dalla cybersicurezza al 5G e 6G. La chiave del successo della Silicon Valley, e oggi di alcune regioni dell’Asia e del Medio Oriente, è attrarre fondi e capitale umano. Grazie all’acquisizione di Athonet, per esempio, abbiamo potuto aprire a Vicenza un laboratorio di ricerca e sviluppo su 5G e 6G di rilevanza mondiale, riuscendo ad attrarre ricercatori da diversi Paesi. Sempre nel nostro Paese abbiamo creato un centro di competenza e controllo su ttute le navi da crociera. Ogni nave ha a bordo migliaia di persone, e dunque si può gestire con la stessa modalità di una smart city di medie dimensioni. E le competenze che abbiamo sviluppato in Italia ci hanno permesso di mostrare al mondo che siamo più bravi, abbiamo più creatività, abbiamo saputo conquistare molti e importantissimi clienti”.

Tra gli altri investimenti, quello dello sviluppo di Green Lake, “che permette alle aziende, invece di comprarsi le tecnologie, di poterne fruire in una sorta di cloud. Compresa ovviamente l’intelligenza artificiale. Con un’infrastruttura che viene messa dove decide il cliente, risolvendo problemi di privacy e cybersicurezza se parliamo di dati che non devono essere trasferiti. Nei prossimi 3-5 anni prevediamo di usare questo strumento per accelerare l'adozione e la trasformazione digitale in Italia, lavorando con circa 20mila rivenditori e system integrator, e aiutando le piccole e medie imprese che sono la nostra dorsale economica”.

Hpe ha da poco annunciato un accordo con Nvidia, la società che ha dominato le cronache economiche dell’ultimo anno, principale designer di Gpu, graphics processing units, fondamentali non più solo per i videogiochi e la grafica, ma per le applicazioni di intelligenza artificiale. “Queste Gpu sono messe a disposizione di Hpe, permettendo di semplificare l’adozione di queste tecnologie per clienti di tutte le dimensioni, e a tutte le latitudini. Un sistema che sarebbe molto complesso viene semplificato e reso accessibile in tempi molto rapidi”.

C’è poi in produzione il supercomputer insieme a Eni. “Stiamo lavorando intensamente con loro, non abbiamo fatto un giorno di vacanza proprio per poterlo ultimare il prima possibile, un super-calcolatore tra i più potenti al mondo. Lo ha detto anche l’ad Claudio Descalzi, questo strumento che sarà molto più veloce della macchina che usano al momento, contribuirà al raggiungimento dell’obiettivo della trasformazione energetica, accelerando il percorso verso il Net Zero. Quando un’azienda così strategica si dota di infrastrutture così potenti, si crea un volano di conoscenza e competenza, si attraggono talenti, che vanno dove ci sono le infrastrutture che permettono di sviluppare le proprie idee”.

Parlando di dati, l’80% di quelli che “giacciono” nei server, soprattutto delle aziende, non viene utilizzato. Invece l’obiettivo del Data Act, entrato in vigore l’11 gennaio 2024 e che sarà applicabile dal settembre 2025, è quello di regolamentarli per far sì che possano circolare, essere utilizzati. “Nello studio dell’Ue si parla di un pil aggiuntivo a livello comunitario di 280 miliardi in tre anni, solo ‘liberando’ questi dati. Non si tratta di dati personali, quelli sono coperti dal Gdpr, ma dati industriali che possono essere monetizzati e usati per ricerca e applicazioni di intelligenza artificiale. È bene che le aziende studino questa normativa e definiscano una strategia, che da un lato tuteli la conoscenza, la competenza, i brevetti, ma dall’altro dia forza a questi dati. Non solo i propri, ma anche quelli che verranno messi sul mercato. È una fase molto importante, l’Unione ha creato un quadro regolatorio che dà certezza, che poi è quello che le aziende chiedono alle istituzioni. Noi abbiamo appena aderito al Pact, il patto sull’intelligenza artificiale previsto dall’AI Act, proprio in chiave di una maggior sicurezza e prevedibilità”.

Cosa pensa Claudio Bassoli dei timori legati proprio all’intelligenza artificiale, gli scenari distopici e la distruzione di posti di lavoro? E come si fa a mantenere una componente di creatività, intuizione ed empatia davanti agli algoritmi predittivi? Il manager non ha dubbi sul ruolo dell’essere umano: “La tecnologia continua a essere sviluppata e a evolvere a partire dall’intelletto umano. Però è normale che, tolti gli innovatori duri e puri che hanno nel Dna la trasformazione costante, per gli altri è normale avere timore per un futuro dai confini incerti. Ma se guardiamo ai decenni passati, e alle rivoluzioni non solo digitali, ma nei campi della salute, dell’alimentazione, dei trasporti, troviamo grandi benefici. Basta guardare all’età media, che è un dato semplice ma molto indicativo di quanto l’uomo abbia saputo evolvere in chiave positiva. L’intelligenza artificiale dovrà affiancare l’uomo, accelerare la ricerca, soprattutto in campo medico, in campo energetico, nella qualità della vita delle città".

Una delle cose più urgenti da fare è "aiutare le persone investendo sulle competenze, a partire dalla scuola. Poi certo, bisognerà che questa rivoluzione sia guidata, ma già ora ci sono delle nuove regole sia a livello statale che nelle singole aziende che si sono dotate di linee guida molto precise. Noi abbiamo adottato un codice etico, e l’obiettivo è creare un ecosistema di norme condivise che facilitino l’interoperabilità tra le diverse realtà. Così lo sviluppo sarà più veloce e ordinato, per consentire a chi vuole fare innovazione di farlo con serenità, sapendo di muoversi in un campo che ha la sua disciplina. Nei prossimi anni l’intelligenza artificiale ci permetterà di aumentare la nostra produttività a parità di ore di lavoro, e consentirà all’Europa a colmare il gap che si è creato in questi venti anni con gli Stati Uniti”.

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