Più eventi programmati e promozione per incentivare il turismo, insieme a una leale competizione sul mercato dell'ospitalità a Milano, che non danneggi gli alberghi a vantaggio di Airbnb. E' quanto chiede l'associazione provinciale degli albergatori Apam alla nuova giunta che si insedierà in città. Gli albergatori, da parte loro, sono pronti a "promuovere fiere e manifestazioni sui loro portali", spiega il presidente Maurizio Naro all'Adnkronos. La concorrenza che 'morde' il settore da un paio d'anni è quella degli appartamenti 'interi' destinati a un affitto breve.
Federalberghi ne conta circa 13mila a Milano a fine 2015. A oggi, con il tasso di crescita di Airbnb (+88% annunci nel 2015), potrebbero essere molti di più. Questo tipo di alloggi, che pesa infatti per circa il 72% di quelli in vetrina sulla piattaforma online, sta erodendo le quote di mercato degli albergatori in città, che chiedono "più controlli e regole" dal punto di vista normativo e più "promozione" dei grandi eventi per attrarre turismo. Un appello che forse non cadrà nel vuoto dal momento che il neosindaco Beppe Sala, durante il suo incarico per Expo 2015, ha sempre avuto per il turismo un occhio di riguardo.
Naro, presidente di Apam, l'associazione provinciale albergatori Milano, ritiene che la città debba "fare di più per stimolare l'arrivo dei turisti 'leisure'", organizzando nuovi eventi e sponsorizzandoli meglio. Il 2016, per ora, è stato "altalenante". Il 2015 un anno dai flussi "inarrivabili" considerata L'Esposizione universale. Quest'anno, dice ancora, "proveremo a fare cifre in linea con il 2014, ma luglio e agosto potrebbero andare peggio, sono i mesi più difficili". Il paradosso di Milano è proprio questo: gli alberghi guadagnano di più se il mese è lavorativo e se i ponti 'saltano' .
A marzo 2016, secondo i dati di Federalberghi, l'occupazione delle camere è stata al 60%, in calo del 5% rispetto all'anno precedente: su questo, ad esempio, ha pesato la Pasqua che cadeva a fine marzo. Non è detto che questo abbia intaccato la corsa degli host di Airbnb: gli ultimi dati disponibili a Milano risalgono a febbraio e registrano circa 12.800 annunci attivi, ma non sempre i loro appartamenti sono registrati. Sempre per Federalberghi, nel 2014 sarebbero state 73,8 mln in Italia le presenze stimate negli alloggi privati non registrati. Nel 2015 potrebbero essere raddoppiate.
L'associazione degli albergatori milanesi chiede quindi di "rendere più chiari i regolamenti delle case albergo e degli appartamenti a uso turistico con una registrazione che sia pubblica per effettuare i controlli del caso". La Regione Lombardia ha già predisposto modulistica online. Cosa manca? "Che sia pubblicato - chiede Naro - il numero identificativo anche sui siti in cui vengono commerciati l'appartamento e la stanza: così c'è la certezza che sia tutto in regola".
Il problema, però, non è solo il sommerso, anche se le stime dell'associazione parlano di un'evasione dell'Iva intorno ai 112 mln nel 2014. "Non è così semplice gestire il proliferare di queste attività in una grande città", dice Naro, che mette in luce un effetto: "In primo luogo, diminuiscono gli appartamenti in affitto per periodi lunghi, così non si rischia l'inquilino moroso. Ma i lavoratori che arrivano a Milano devono cercare appartamenti in periferia perché in centro iniziano a prevalere gli affitti brevi". La conseguenza è che "i centri delle città si svuotano di residenti e le attività economiche ne risentono. Questo iniziamo già a vederlo in zona Brera e sui Navigli".
Lavorare sui servizi è uno dei modi per vincere la competizione con gli host. "Dobbiamo tornare ai fondamentali: l'accoglienza del cliente come prima cosa, l'aspetto relazionale con l'ospite, un buon ristorante, un'ottima colazione, una camera e un letto accoglienti". A Milano, però, ciò che cambierebbe radicalmente l'andamento del settore alberghiero sarebbe "poter contare su un flusso costante di turisti". Per questo non basta agire sui prezzi e sul servizio: serve l'azione congiunta di tutte le istituzioni.