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L'inflazione consuma la ricchezza delle famiglie: cosa dicono i dati

Istat e Bankitalia certificano un calo del 12,5% nel 2022 in termini reali

Banca d'Italia
Banca d'Italia
29 gennaio 2024 | 14.30
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La ricchezza delle famiglie è calata nel 2022. Quello che è facile constatare empiricamente nei bilanci familiari, guardando il valore del patrimonio che è sceso mese dopo mese, trova corrispondenza nei dati di Istat e Bankitalia. Le riserve su cui hanno potuto tradizionalmente contare gli italiani, costruite in molti casi intorno alla proprietà di una casa, si sono consumate soprattutto a causa dell'inflazione, che ne ha ridotto il valore in termini reali, quindi in riferimento al potere d'acquisto. In estrema sintesi, quello che possiedono vale meno.

Istat e Bankitalia, in termini reali nel 2022 la riduzione è del 12,5%

I dati di Istat e Bankitalia fotografano la situazione complessiva. Alla fine del 2022 la ricchezza netta delle famiglie italiane è stata pari a 10.421 miliardi di euro. Rispetto al 2021 è diminuita dell'1,7% in termini nominali, dopo tre anni di crescita; il calo in termini reali, usando come deflatore l'indice dei prezzi al consumo, è stato più marcato (-12,5%). Il rapporto tra la ricchezza netta e il reddito lordo disponibile è sceso da 8,7 a 8,1, tornando ai livelli del 2005. Questi ultimi due dati sono i più significativi, perché certificano quanto l'aumento dei prezzi incida rispetto all'effettivo valore del patrimonio.

La casa vale quasi metà del totale, con il valore in crescita

Il dato complessivo sulla ricchezza delle famiglie è ancora più evidente, considerando l'aumento delle attività non finanziarie nel 2022 (+2,1%), che ha riflesso soprattutto quello del valore delle abitazioni, che ha registrato il più elevato tasso di crescita dal 2009; il peso di questa componente sul totale della ricchezza lorda ha raggiunto il 46,3%. Da dove viene allora la contrazione della ricchezza delle famiglie? Le attività finanziarie si sono contratte del 5,2%, principalmente per effetto della riduzione del valore delle azioni e degli strumenti del risparmio gestito. Un altro dato evidenzia la tendenza a indebitarsi per non tagliare i consumi. La crescita delle passività finanziarie (+2,8%) è riconducibile soprattutto alla componente dei prestiti.

Le conseguenze, ricadute anche sui consumi

I dati sulla ricchezza delle famiglie incidono anche sulla propensione ai consumi. Con i salari che non crescono, il potere d'acquisto che è sceso a causa dell'inflazione alta per un lungo periodo, l'assottigliarsi del patrimonio accumulato incide sulle scelte di acquisto e di investimento. (Di Fabio Insenga)

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