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Ismea: "Comparto Dop e Igp vincente ma serve mercato libero"

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13 dicembre 2018 | 17.00
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"A distanza di 16 anni dalla prima presentazione del rapporto Ismea – Qualivita sulle Dop e Igp, abbiamo assistito alla crescita esponenziale di un sistema, oggi vero e proprio traino della crescita dell’agroalimentare italiano e fiore all’occhiello del made in Italy nel mondo. Quello delle Ig, è solo uno dei primati italiani. La nostra agricoltura è prima in Europa per valore aggiunto, per numero di aziende biologiche, e ai primissimi posti per l’export mondiale di prodotti come il vino, la pasta e l’olio". Lo ha detto il direttore generale di Ismea Raffaele Borriello alla presentazione del rapporto Ismea-Qualivita 2018.

"Il comparto delle Ig è vincente e valorizza il nostro modello di agricoltura puntando sulla distintività produttiva e territoriale, - ha continuato - sull’origine della materia prima e la qualità dei prodotti, elementi fondanti della forza del Made in Italy. Sul sistema tuttavia incombono le minacce di quanto sta accadendo sul fronte geopolitico internazionale (in particolare la Brexit e le politiche neoprotezionistiche di Trump, oltre alla risoluzione sui cibi insalubri che sarà approvata oggi in sede Onu)".

"Per un Paese come l’Italia a forte vocazione esportatrice, le politiche protezionistiche sono dannose - ha spiegato Borriello -: un sistema dove si esporta con più difficoltà e si importa a costi maggiori è un gioco a somma negativa. Per le indicazioni geografiche ci vuole un mercato che sia libero, ma anche improntato all’equità e alla correttezza dei rapporti, dove le nostre eccellenze possano essere esportate ma anche tutelate".

Tra i punti di debolezza del comparto delle Ig italiane, si rileva l’estrema polarizzazione del segmento del food, dove alcuni big player come parmigiano Reggiano, Grana Padano e Prosciutto di Parma da soli concentrano il 50% del valore alla produzione, a fronte di tante piccole realtà poco strutturate e incapaci di affacciarsi sui mercati esteri. Al Sud solo la mozzarella di Bufala campana compare nella top ten delle Ig a maggior valore economico, a dimostrazione di una disparità territoriale tra il Settentrione e il Meridione in termini di impatto economico delle Ig.

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