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Expo: Cucinella, pronto a trasformare area in parco della biodiversità

Intervistato dall'Adnkronos, l'archittetto di fama internazionale svela il suo progetto per ridisegnare l'area dell'Esposizione. Un polmone verde sui temi della sostenibilità e della natura. Non ragionare in termini speculativi ma ripartire dai bisogni dei cittadini per creare un luogo della modernità di cui Milano ha bisogno

Mario Cucinella, architetto e designer
Mario Cucinella, architetto e designer
30 aprile 2015 | 14.02
LETTURA: 5 minuti

Expo durerà sei mesi, ma è un'eredità da cui può partire il riscatto di Milano a patto che l'area su cui sorge l'Esposizione universale non diventi un'occasione di speculazione ma veda fiorire un parco della biodiversità . Un polmone verde che Mario Cucinella, architetto e designer di fama internazionale, è pronto a progettare e con cui il capoluogo lombardo "può riprendere una sua dimensione internazionale di interesse sui temi della sostenibilità e della natura".

Intervistato dall'Adnkronos, il fondatore di Mario Cucinella Architects, ci svela la sua idea del dopo Expo. "In quell'area ci vedrei un grande parco della biodiversità come ce ne sono alcuni in giro per il mondo. Penso a quello di Montreal, grandi luoghi di aggregazione per le famiglie o con strutture non invasive". Una conversione da affrontare non guardando a un calcolo "puramente speculativo perché non funzionerà mai, non ci sarà nessuno che potrà far tornare i conti", ma facendo iniziare "un vero dialogo con i cittadini".

Non una colata di cemento ma "qualche opera che diventa un elemento che feconda quei luoghi perché diventa un luogo culturale, di interesse. Quindi poche cose, molto belle, dentro un grande parco". Uno spazio pubblico "dedicato al benessere, allo sport, ai temi dedicati all'alimentazione, un'oasi dove ci sono tutti gli elementi che dobbiamo proteggere e che dobbiamo aiutare a fare conoscere". In linea con l'idea dell'Esposizione - cibo e tutela del territorio - "dovrebbe diventare un polo di eccellenza di questi temi". Una destinazione "educativa, scientifica, di ricerca" in un'area "molto centrale, quasi tra Milano e Torino, in quest'idea di grande conglomerazione urbana".

Attento ai temi legati alla progettazione ambientale e alla sostenibilità in architettura, Cucinella parte dai bisogni e pensa a uno spazio dedicato "alla riconciliazione con la natura che non è solo piantare gli alberi, ma trovare un luogo dove si ridiscute questo rapporto. Un luogo della modernità di cui anche una città come Milano ha bisogno". Un laboratorio di progettazione urbana, di rigenerazione. "Se mi chiamassero per progettare il dopo Expo - replica Cocinella con all'attivo premi internazionali e progetti che spaziano da Parigi a Pechino - mi piacerebbe anche molto, ma aprirei una serie di tavoli in città perché in fondo bisogna anche un po' cercarle le idee. Io non ci credo che un architetto ha un'idea così geniale che vada bene a tutti". In realtà "dovremmo avere quella capacità di ascolto, di mediazione per capire quali sono i desideri dei cittadini, quali sono i potenziali di quell'area - dal punto di vista ambientale, ecologico, dei servizi - e alla fine di una grande operazione di dialogo tirare fuori un lavoro anche di architettura".

Il dopo Expo dovrebbe essere "un'eredita culturale, di dialogo e Milano ha tutte le potenziali per aprire un dialogo pubblico sul futuro di quell'area, magari anche con una serie di incontri pubblici". Un confronto in cui si parte dal pubblico. "Non mi sembrerebbe un bel segnale politico pensare che adesso, finito Expo, ci facciamo sopra una spianata di case alla vecchia maniera. È tempo di aprire un tavolo di ascolto e riconciliazione tra cittadini e politica", sottolinea l'architetto e designer Cucinella. "Non bisogna partire dal lato economico ma dai bisogni. Partiamo da quelle che sono le ambizioni che abbiamo, anche se sono un po' estreme, tanto - conclude - a tagliare i sogni è pieno di persone che hanno il desiderio di farlo".

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