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È online nuovo numero newsletter Gme

È online nuovo numero newsletter Gme
17 dicembre 2018 | 15.23
LETTURA: 4 minuti

È online, scaricabile dal sito www.mercatoelettrico.org, il nuovo numero della newsletter del Gestore dei Mercati Energetici (Gme).

La newsletter si apre con un intervento di Claudia Checchi, Tommaso Franci e Federico Clementi del Ref-e sulle variabili rilevanti e le tendenze recenti del mercato della climatizzazione. Secondo i tre esperti “la quota maggiore dell’energia consumata in Italia è destinata agli usi civili, con 47 milioni di Tep di consumi finali (nel 2016) su un totale di 116 MTep e contro 39 dei trasporti e 26 dell’industria. La parte di gran lunga più rilevante degli usi civili è data dalla climatizzazione domestica per la quale ogni anno si consumano circa 32.5 MTep, ovvero quasi il 70% del settore – osservano Checchi, Franci e Clementi –. Pur non rientrando questo settore tra quelli ETS, ossia tra quelli soggetti alla regolazione diretta delle emissioni di CO2 attraverso il meccanismo europeo di cap&trade delle emissioni, l’intervento pubblico sulle modalità di consumo dell’energia negli edifici costituirà una chiave di volta per il raggiungimento dei nuovi obiettivi 2030 di politica energetico ambientale, potendo contribuire sia tramite miglioramenti di efficienza energetica sia tramite penetrazione delle fonti rinnovabili”.

In tal senso, la nuova direttiva europea sulla promozione delle fonti rinnovabili, che sostituirà la 2009/28/UE, pone maggiore attenzione ai consumi termici di fonti rinnovabili e introduce specifiche previsioni volte a rafforzare l'intervento in questo settore.

"La principale novità – spiegano gli analisti del Ref-e – è costituita dalla fissazione di un obiettivo indicativo di aumento annuo della penetrazione di rinnovabili nei consumi per riscaldamento e raffrescamento dell'1.3% dal 2021 al 2030, rispetto al livello raggiunto dal paese nel 2020. Nella realtà italiana tale obiettivo indicativo di crescita delle fonti rinnovabili può essere considerato particolarmente significativo: ipotizzando un livello del 20% nel 2020, il rispetto dell’obiettivo di crescita annua del 1.3% porterebbe ad un valore complessivo di penetrazione delle rinnovabili nel raffrescamento e riscaldamento del 33% per il 2030”.

Tuttavia, la semplice sostituzione delle 11 milioni di caldaie convenzionali “avverrà con tutta probabilità con tempi molto lunghi – evidenziano Checchi, Franci e Clementi –. Le caldaie vengono infatti normalmente sostituite a fine della vita utile, laddove la vita utile sulla carta è di circa 10/15 anni ma può arrivare a essere nella pratica anche molto più lunga. Quelle a gas convenzionali potrebbero essere sostituite con le più efficienti a condensazione, le candidate più naturali, e ciò garantirebbe risparmi inferiori ai 2 Mtep, probabilmente ben al di sotto degli obiettivi che verranno fissati nel piano energia e clima per il 2030. Dalle tendenze in atto è evidente una certa eterogeneità delle tecnologie che lentamente sostituiscono le caldaie convenzionali; dalle pompe di calore (nelle diverse versioni disponibili) alle biomasse, che offrono anche un contributo al consumo rinnovabile.

"Non appaiono nelle statistiche in quanto del tutto marginali a oggi ma potrebbero avere degli sviluppi tecnologici anche altre tecnologie, quali la microcogenerazione, le pompe di calore a gas e le tecnologie ibride, che uniscono caldaie a gas e pompe di calore", spiegano.

A livello delle politiche nazionali il processo di miglioramento dell’efficienza energetica negli edifici “potrà avere un’accelerazione tramite il rafforzamento e l’ottimizzazione degli strumenti già in campo, come le detrazioni fiscali, il conto termico e i certificati bianchi. In questo ambito potrà svolgere un ruolo essenziale l’estensione e il rafforzamento dell’operatività delle detrazioni fiscali anche agli interventi nei condomini tramite lo strumento della cessione del credito che sta già suscitando l’interesse degli operatori energetici", aggiungono.

A questo fine, "ma non solo, è fondamentale anche la disponibilità di strumenti che facilitino l’accesso al credito come il Fondo nazionale di garanzia per l’efficienza energetica previsto dal Dlgs n. 102/2014, e ancora non operativo. Naturalmente nel futuro il settore dovrà tenere conto di un progressivo efficientamento degli edifici che, seppure a velocità molto ridotta, potrà a sua volta influenzare le variabili in gioco. Un settore quindi dal futuro tutt’altro che scontato”, concludono Checchi, Franci e Clementi.

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