In un intervento su 'Il Sole 24 Ore' l'amministratore delegato spiega che l'Europa "non si deve più illudere" e "non deve più illudere". Come emerge "dall’ampiezza e profondità del Rapporto Draghi, la transizione energetica è vitale e irreversibile, è alla base dello sviluppo futuro del Continente".
"L’Europa non si deve più illudere. E non deve più illudere. Come emerge dall’ampiezza e profondità del Rapporto Draghi, la transizione energetica è vitale e irreversibile, è alla base dello sviluppo futuro del Continente ma deve essere condotta da una regìa che contemperi abbattimento delle emissioni, sicurezza energetica e competitività, consentendo agli attori libertà strategica per raggiungere gli obiettivi comuni". Ad affermarlo è l'amministratore delegato dell'Eni, Claudio Descalzi in un intervento pubblicato su 'Il Sole 24 Ore' sottolineando che "il tempo di indicare per legge i target e, soprattutto, gli strumenti per arrivarci, tramite regolamentazioni 'a prescindere', è finito: ce lo sta dicendo la storia recente, con una velocità di accadimenti e con una intensità forse senza precedenti".
Il Rapporto Draghi, aggiunge l'ad di Eni, "ha il grande merito di svegliare un ambiente politico che si era illuso di poter guidare un percorso di trasformazione (anche energetica) tramite imposizioni normative soffocanti, incurante del mutato clima internazionale, penso in primis all’evoluzione della competizione strategica tra Usa e Cina che rischia di stritolarci e agli impatti dell’invasione russa dell’Ucraina sugli approvvigionamenti energetici, e indolente rispetto ai limiti di budget e di governance della propria macchina".
Per delineare la questione, rileva Descalzi, "occorre partire dalle tecnologie, che sono gli strumenti per decarbonizzare i nostri sistemi. Ne abbiamo diverse già a disposizione, e altrettante ne stiamo sviluppando. I diversi Paesi e i molteplici ambiti dei loro sistemi economici e industriali su cui dobbiamo intervenire per abbattere le emissioni hanno peculiarità tali in termini di budget, livello di sviluppo, composizione della domanda energetica e potenziale velocità di trasformazione industriale e tecnologica, da richiedere mix tecnologici differenti, che non soltanto implichino una modifica dell’offerta in senso low e zero carbon, ma anche la possibilità di un rapido adeguamento della domanda per poterla accogliere".
Per l'ad di Eni, "occorre quindi lavorare sulla prioritizzazione delle tecnologie, utilizzando da subito quelle implementabili in tempi rapidi, che consentano costi sostenibili e siano immediatamente assimilabili dal lato della domanda. Se affrontiamo la transizione con un approccio limitato a politiche e obiettivi con quadri normativi sviluppati in anticipo, non soltanto rischiamo di sprecare risorse pubbliche elargendo sussidi mal direzionati, ma soprattutto blocchiamo lo sviluppo dell’iniziativa imprenditoriale. E qui veniamo a un altro elemento fondamentale per la riuscita della transizione energetica: il mercato va lasciato libero, affinché possa attrarre gli investimenti necessari per creare business in grado di creare valore in modo autonomo, nonché crescere indipendentemente dai sussidi. Le aziende devono essere libere e messe in grado scegliere come affrontare la transizione con i propri modelli di business e le proprie soluzioni, e di creare partenariati pubblico-privati sinergici. Il percorso di decarbonizzazione deve essere economicamente accessibile attraendo capitali privati. Questo è il motivo per cui spesso vediamo progetti che rischiano di non essere mai perseguiti: perché non sono redditizi".
Per Descalzi "dobbiamo lavorare insieme, pubblico e privato, su molteplici soluzioni di trasformazione industriale e abbattimento strutturale delle emissioni, concentrandoci su ogni singola tessera del complesso mosaico dei nostri sistemi, costruendo business profittevoli, evitando pericolose semplificazioni e approcci ideologici, tenendo costantemente allineate le evoluzioni dell’offerta e della domanda, e dando alla transizione il tempo che serve perseguendo la prioritizzazione di azioni e impieghi tecnologici in base a tempi, costi e adeguamento della domanda. Questo perché il gas, la fonte tradizionale con minori emissioni, abbia il tempo per sostituire il carbone, la più emissiva e ancora molto diffusa a livello globale; perché le rinnovabili proseguano nel loro percorso di sviluppo tecnologico e di diffusione; perché i sistemi industriali completino la loro trasformazione; perché si possa diffondere l’utilizzo della Ccs (la cattura e lo stoccaggio del carbonio) presso gli impianti delle industrie energivore; perché le nuove tecnologie diventino più competitive e quelle 'breakthrough' possano emergere; perché il settore dei trasporti assorba laddove possibile la trazione elettrica e si diffonda l’utilizzo dei biocarburanti; perché i cittadini cambino progressivamente le proprie abitudini di consumo energetico e il cerchio si possa chiudere".