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Conti pubblici, il paradosso della procedura che conviene all'Italia: parla Cottarelli

I Paesi che devono fare aggiustamenti sul deficit non devono ridurre il debito, nei prossimi due anni potrà salire

Carlo Cottarelli
Carlo Cottarelli
19 giugno 2024 | 17.06
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C'è un effetto paradossale nelle procedura di infrazione per deficit eccessivo che sarà aperta da Bruxellles contro l'Italia. Lo evidenzia parlando con l'Adnkronos Carlo Cottarelli, direttore dell'Osservatorio sui conti pubblici italiani della Cattolica. La premessa è che si tratta di un provvedimento atteso. "L'unica incertezza riguardava la possibilità che la Ue decidesse di attendere le elezioni in Francia, per evitare che della procedura si potesse fare un uso politico. Ma così non è stato", riscontra l'economista.

Ma perché, tutto sommato, la notizia dell'avvio della procedura diventa una buona notizia per i conti pubblici italiani? "Non incide sull'andamento dei mercati e anche in termini di aggiustamento per il prossimo anno, paradossalmente, produce un effetto positivo. Sarà nell'ordine di mezzo punto percentuale ma non ci sarà con la procedura in corso l'obbligo di ridurre il rapporto debito/pil. Cosa che non saremmo riusciti comunque a fare per l'effetto di cassa dei bonus edilizi. Il debito nei prossimi due anni salirà, ma sarà consentito per i Paesi che hanno una procedura di infrazione per deficit eccessivo in atto".

Piuttosto, c'è un altro elemento che può portare effetti negativi per l'Italia. "Più vincono le forze nazionaliste in Paesi che non vedono la solidarietà come un concetto rilevante e più vanno in difficoltà i Paesi come l'Italia che possono avere bisogno di solidarietà", ragiona Cottarelli, arrivando alla conclusione che "la vittoria della destra nazionalista in Francia, che va d'accordo con le altre forze di destra nazionalista di altri Paesi ma non quando si deve parlare di solidarietà, è un altro passo verso l'Europa delle nazioni che indebolisce le Istituzioni europee e produce instabilità sui mercati finanziari".

Cottarelli è invece piuttosto critico nella sua analisi sia verso il premierato sia verso l'autonomia differenziata. Per motivi diversi. "Il premierato per il troppo potere nelle mani di una sola persona, che è un male anche per il funzionamento dell'economia. L'autonomia invece è talmente confusa, possiamo definirla un pasticciaccio brutto, che è difficile anche quantificare le effettive conseguenze negative per i conti pubblici", mette agli atti l'economista. (Di Fabio Insenga)

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