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Case green, via libera a direttiva Ue: Italia e Ungheria votano contro

I due Paesi contrari al testo approvato a maggioranza nel Consiglio a Lussemburgo. Giorgetti: "Il tema è 'chi paga?'"

Lavori e impalcature - Fotogramma
Lavori e impalcature - Fotogramma
12 aprile 2024 | 13.30
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Italia e Ungheria hanno votato contro, oggi nel Consiglio a Lussemburgo, la direttiva Ue sulla performance energetica degli edifici, meglio conosciuta come direttiva sulle case green, confermando la propria opposizione al testo, che è stato comunque approvato a maggioranza qualificata. Si sono astenute Repubblica Ceca, Croazia, Polonia, Slovacchia e Svezia; gli altri Paesi membri hanno votato a favore.

Nel Consiglio "abbiamo votato contro la direttiva sulle case green, l'iter si è purtroppo concluso. La posizione italiana è nota. Il tema è 'chi paga?', visto che abbiamo in Italia delle esperienze abbastanza chiare in proposito", dice il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, a margine dell'Ecofin nella capitale del Granducato.

Oggi, ricorda il Consiglio, gli edifici rappresentano oltre un terzo delle emissioni di gas serra nell’Ue. Secondo le nuove norme, entro il 2030 tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno essere a emissioni zero, ed entro il 2050 il patrimonio edilizio dell’Ue dovrebbe essere trasformato in uno stock a emissioni zero. Per gli edifici non residenziali, la direttiva rivista introduce standard minimi di prestazione energetica, garantendo che non superino la quantità massima specificata di energia primaria o finale che possono utilizzare per metro quadrato ogni anno.

Secondo le nuove regole, nel 2030 tutti gli edifici non residenziali saranno al di sopra del 16% degli edifici con le peggiori prestazioni ed entro il 2033 al di sopra del 26% degli edifici con le peggiori prestazioni, in termini di prestazione energetica. Questo, prevede il Consiglio, porterà a una graduale eliminazione degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni. Gli Stati membri possono scegliere di esentare specifiche categorie dalle norme, come edifici storici, luoghi di culto o costruzioni di proprietà delle forze armate. I Paesi garantiranno inoltre che il consumo medio di energia primaria degli edifici residenziali sia ridotto del 16% nel 2030 e del 20-22% nel 2035. Almeno il 55% della riduzione energetica sarà ottenuta attraverso la ristrutturazione del 43% degli edifici più deteriorati. Nei loro sforzi di rinnovamento, gli Stati membri metteranno in atto "misure di assistenza tecnica e di sostegno finanziario, con particolare attenzione alle famiglie vulnerabili".

Per decarbonizzare il settore edilizio, i piani nazionali di ristrutturazione degli edifici includeranno una tabella di marcia, con l’obiettivo di eliminare gradualmente le caldaie a combustibili fossili entro il 2040. Le nuove norme dovrebbero garantire anche l'implementazione di impianti di energia solare nei nuovi edifici, negli edifici pubblici e in quelli esistenti non residenziali in fase di ristrutturazione, che richiedono un permesso. Prevedono anche la realizzazione di infrastrutture per la mobilità sostenibile, compresi punti di ricarica per auto elettriche all’interno o accanto agli edifici, precablaggi o condutture per ospitare future infrastrutture e parcheggi per biciclette. La direttiva sarà ora firmata e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell'Ue. Gli Stati membri avranno due anni per recepire le disposizioni della direttiva nella loro legislazione nazionale. La Commissione riesaminerà la direttiva entro il 2028.

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